Donna e neonata trovate morte nel parco, è caccia al responsabile

Le feste di fine scuola, i cani liberi di correre, i bambini sugli scivoli, le briciole alle papere del laghetto dopo i picnic. Scena da un sabato pomeriggio semiestivo a villa Doria Pamphili, dove da una siepe spunta il corpo senza vita di una bambina. È senza vestiti, avrà sei mesi, forse qualcuno in più, presenta lividi e lesioni ancora da interpretare su braccia e gambe, carnagione e capelli chiari. Di certo non è una neonata abbandonata per disperazione dopo un parto clandestino e nessuno ne aveva denunciato la scomparsa. In pochi minuti il personale del 118 arriva sul posto e prova a rianimarla. Invano. Ma l’orrore non finisce così. Sono le 16.30 e dopo tre ore e mezzo una ragazza peruviana si avvicina a un agente di polizia tra quelli che hanno già delimitato la zona: «Correte, c’è una donna morta in un sacco». In linea d’aria, al netto di avvallamenti e deviazioni per le boscaglie, sono un paio di centinaia di metri o anche qualcosa in meno. Un sacco nero in fondo a una discesa contiene il corpo della seconda vittima, lasciando però scoperto un braccio piegato dietro la testa. Un occultamento frettoloso, sembrerebbe. La ragazza che l’ha trovato era lì a giocare a pallavolo con delle connazionali. Anche il pm Antonio Verdi, già convocato per i rilievi sulla bambina, assiste ai nuovi, primi accertamenti. Alle indagini si aggiungono i carabinieri, vengono chiamati anche i vigili del fuoco. Provare a immaginare un collegamento tra i due cadaveri è tanto facile quanto al momento avventato. Il cadavere della donna, carnagione chiara anche lei, è in uno stato di decomposizione più avanzato, ma potrebbe essere un effetto del caldo al chiuso dell’involucro di plastica. Chi e quando abbia potuto agire indisturbato (un omicidio più risalente nel tempo avrebbe richiamato qualcuno sul posto ben prima a causa dell’odore) è ovviamente la domanda principale di questa vicenda. La polizia scientifica e il medico legale, in assenza di documenti o altre possibilità di riconoscimento, stanno provando intanto a dare una nazionalità certa e un’età alle due vittime. Viale Vittoria Nenni è percorso dai runner dall’alba al tramonto, corre per un lungo tratto parallelamente alla cancellata che affaccia su via Leone XII — più comunemente nota come «L’Olimpica» perché creata in occasione delle Olimpiadi del 1960 per collegare due zone di Roma tagliando a metà l’enorme parco — e uno dei cancelli d’ingresso non è lontano dalla zona dei ritrovamenti, alla Fontana del Giglio. Possibile che l’assassino sia entrato da lì, ma difficilmente aveva i cadaveri con sé e identificarlo, anche per le poche telecamere, sarà difficile. La logica dice che il duplice omicidio, dando per scontato che di questo si tratti, deve essere avvenuto all’interno del parco. I duecento metri che separano i corpi si percorrono su un prato non segnato dal solco di altri passi, ma sono in una zona non coperta dalla vegetazione. Sempre il ragionamento può far pensare che sia stata uccisa per prima la donna e il suo corpo occultato senza spostarlo di molto. Poi l’omicida potrebbe essersi determinato a uccidere, o abbandonare, anche la bambina dopo essersi allontanato un po’. Sola, neanche in grado di camminare, la sua morte sarebbe così una atroce conseguenza del gesto (e del reato che configura trattandosi di minore). Comunque un omicidio per il codice penale. E se anche la piccola avesse pianto, non sarebbe stata notata. Quando a Villa Pamphili è ormai buio la voce del doppio ritrovamento è corsa veloce tra le foglie mosse dal vento. In quello spicchio di Roma, e non solo lì, non si parla d’altro. Mentre la Scientifica si allontana con i sacchi dei prelievi, i colleghi della Squadra Mobile attivano le verifiche sulle persone scomparse. Oggi servirà tutta la luce del sole per provare a capirne di più. corriere.it