Covid, nuova variante JN.1 aumenta il rischio di contagio

Tamponi test rapidi anticovid-19 obbligatori ai passeggeri del volo Alitalia Linate-Fiumicino delle 17 all'aereoporto di LInate, Milano, 23 settembre 2020. ANSA/MATTEO CORNER 

L’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) a fine novembre ha incluso la variante Covid JN.1 come «variante di interesse» (Voi). La variante discende dal lignaggio BA.2.86, più conosciuta come Pirola e si sta rapidamente diffondendo in particolare nel Regno Unito, negli Stati Uniti in India e in Cina. «Sulla base delle prove disponibili, il rischio aggiuntivo per la salute pubblica globale rappresentato dalla variante JN.1 è attualmente valutato come basso – ha spiegato l’Organizzazione Mondiale della Sanità in -. Nonostante ciò, con l’inizio dell’inverno nell’emisfero settentrionale, la variante potrebbe fare aumentare il carico di infezioni respiratorie in molti Paesi». La variante JN.1, emersa per la prima volta in Lussemburgo contiene un’ulteriore mutazione caratteristica (L455S) rispetto alla progenitrice Pirola oltre ad altri quattro cambiamenti nella proteina non-Spike. Secondo gli studi condotti fin qui JN.1 ha un’infettività significativamente più elevata rispetto a BA.2.86 ed è per questo che si prevede che ci saranno nuove ondate di infezioni tra Natale e Capodanno e si sta osservando un ulteriore aumento delle reinfezioni. Ad oggi non sono stati visti cambiamenti nei sintomi o nella gravità delle infezioni, né ci sono indicazioni che i vaccini aggiornati contro la variante Omicron XBB.1.5, efficaci anche su BA.2.86 non funzionino su JN.1, ma è questo un aspetto che l’Oms sta monitorando con attenzione. L’Oms ha infatti ricordato che al momento «i vaccini continuano a proteggere dalle malattie gravi e dalla morte dovute a JN.1 e ad altre varianti circolanti». In ogni caso, è sempre opportuno «adottare misure per prevenire infezioni e malattie gravi utilizzando tutti gli strumenti disponibili», tra cui «indossare una maschera quando ci si trova in aree affollate, chiuse o scarsamente ventilate e mantenere il più possibile una distanza di sicurezza dagli altri». Attualmente JN.1 è la variante in più rapida crescita negli Stati Uniti, secondo i Centri statunitensi per il controllo e la prevenzione delle malattie (CDC) e , rappresenta il 15-29% delle infezioni. Nel Regno Unito la variante costituisce attualmente circa il 7% dei test Covid positivi analizzati in un laboratorio. «Quello che notiamo è che oggi con JN.1 aumentano le reinfenzioni. Faccio un esempio: chi ha è stato contagiato a fine estate o inizio autunno, magari con Pirola, può anche essere ricontagiato di nuovo» spiega all’Adnkronos Massimo Ciccozzi, responsabile dell’Unità di Statistica medica ed Epidemiologia della Facoltà di Medicina e Chirurgia del Campus Bio-Medico di Roma, che ha firmato uno studio insieme a Fabio Scarpa dell’Università di Sassari proprio sulla nuova variante e che sarà pubblicato a breve sula rivista Pathogen and Global Health. «L’Oms pensa che JN.1, “figlia” di Pirola abbia una diffusione più veloce, ma invece è come le altre varianti», spiega Ciccozzi. «E non è più contagiosa, ma ha una mutazione (L445S) localizzata nella regione della mutazione di Pirola – precisa – a rischio di escape immunologico. Quindi va monitorata e seguita per bene, però non è più aggressiva delle precedenti varianti Omicron». «JN.1 non ha una patogenicità pesante. È benevola, ma è immunoevasiva, quindi dà casi lievi che però, proprio per questo alimentano la catena dei contagi»spiega Fabrizio Pregliasco, virologo dell’università degli Studi di Milano. L’invito degli esperti è sempre di proteggere i più fragili con i vaccini, che vanno ripetuti perché la protezione cala con il passare dei mesi. corriere.it