Violenta la fidanzata per 7 ore e riprende tutto con il cellulare, in Ciociaria arrestato

Marina, ora, vuole solo dimenticare. Dimenticare quella notte da incubo che ha vissuto tra insulti, minacce di morte e violenze alle quali l’ha costretta il fidanzato. Lui, 33 anni di Piglio, ora è agli arresti domiciliari (con il braccialetto elettronico) per violenza sessuale, mentre la ragazza non si è ancora ripresa da quel trauma. È successo la notte tra il 27 e il 28 settembre. I due escono in auto per “chiarirsi”. I rapporti sono tesi da tempo e ben presto la situazione degenera. Entrambi, tra l’altro, sono sotto l’effetto di stupefacenti, per cui la discussione si fa sempre più difficile e pesante. È da poco passata mezzanotte quando lui inizia ad insultarla e a minacciarla di morte. Poi la violenza. Ripetuta più volte. Pugni, schiaffi e rapporti sessuali senza il consenso di lei. Stando alle accuse la violenza si sarebbe consumata, in auto, più volte durante il tragitto tra Piglio, Frosinone e Anagni. E la ricostruisce il Gip, Antonello Bracaglia Morante, nell’ordinanza di arresto: «Dopo averla colpita con schiaffi e pugni al volto, alla testa, alle gambe e al braccio minaccia di ucciderla dicendole, tra l’altro, che l’avrebbe portata agli Altipiani di Arcinazzo e gettata nel vuoto». Per essere più convincente estrae un coltellino e, sotto la minaccia della lama, costringe Marina a subire atti sessuali. Rapporti che lui riprende con il telefonino, dietro la minaccia che, se non avesse fatto tutto quello che le veniva ordinato, avrebbe inviato il video al fratello e postato sui social. Ma l’incubo è appena iniziato. Scrive ancora il giudice: «A distanza di due ore lui pretende un nuovo rapporto orale e, successivamente, vaginale, che consuma mentre continua a insultare la donna, sputandole in faccia». Marina cerca di divincolarsi, ma non ci riesce. Anzi, gli schiaffi le hanno prodotto una serie di lividi piuttosto evidenti. Ma per lui non sono un problema. Basta trovare una scusa. La descrive il giudice quando ricorda che «all’atto di riaccompagnare la ragazza, la minaccia di ritorsioni in caso l’avesse denunciato, e, anzi, le dice di simulare un incidente automobilistico per giustificare i lividi sul corpo». Marina, però, rientrata a casa, è stata subito soccorsa da un familiare al quale non sono sfuggite le ferite e i lividi al volto. La ragazza viene subito trasportata al Pronto Soccorso. Per lui, invece, sono scattate le manette. Comparso davanti gli inquirenti, assistito dall’avvocato Luigi Tozzi, ha negato ogni forma di violenza. Ma il giudice non gli ha creduto. corriere.it