Veroli, pure la Befana boccia il sindaco Cretaro il paese è morto e disabitato 10 anni di disastri
di Marco Bussagli
Non credo che mi capiterà più di onorare questo appuntamento annuale che un po’ per scherzo un po’ per nostalgia di una ricorrenza che ci riporta tutti bambini, richiama la figura della Befana che – si sa – porta doni e dolci, ma pure cenere e carbone. È la metafora dell’esistenza di ognuno di noi e del valore delle singole situazioni che difficilmente sono tutte bianche o tutte nere.
Penso di uscire dalla politica, ma – come si dice – mai dire mai. Prima di proseguire, però, devo ai miei venticinque lettori (come direbbe Manzoni) una precisazione: l’invidia è sentimento che non mi appartiene. Le ragioni sono molte. La prima è il carattere. Poi, pur non essendo Onassis non sono nemmeno indigente e sebbene non sia certo un premio Nobel non sono nemmeno un oscuro topo di biblioteca. Le conoscenze e i contatti nazionali e internazionali che intrattengo dipendono dalla mia persona e non dal ruolo di consigliere che ricopro momentaneamente. Pertanto, non ho invidia del sindaco e dei suoi eventuali successi. Il commento malevolo ai miei complimenti sinceri per la definitiva destinazione di Palazzo Campanari («Quanto è brutta l’invidia», subito acclamato con un like dal presidente del consiglio comunale di Veroli che non ha saputo resistere a un’ennesima caduta di stile) dimostra che chi lo ha ‘postato’ (oggi si dice così!) non sa neppure cosa possa definirsi invidia. L’invidioso è tale perché critica in maniera pretestuosa una persona o un evento oggettivamente bello e buono, oppure li snobba dando continuità alla celebre favola della volpe e l’uva. Invece, per quel mio apprezzamento spontaneo ho ricevuto la telefonata di Vittorio Sgarbi (che conosco dal 2012 quando abbiamo lavorato insieme alla mostra curata da me su Il Cinquecento a Roma) il quale è stato attratto da quel mio moto di sincerità e di correttezza, tant’è che mi ha invitato ad Arpino, dove mi recherò appena possibile. Non l’avrei riferito, ma visti i vari fraintendimenti, mi è parso inevitabile.
Anche questa lettera che prende a pretesto la ricorrenza della Befana, è scritta senza un briciolo d’invidia, ma solo con l’idea di contribuire alla vita pubblica verolana proponendo un punto di vista diverso. Del messaggio del sindaco che ha fatto gli auguri per il nuovo anno a tutti i cittadini verolani, mi ha colpito un passo. Dopo aver descritto una Veroli in netta ripresa, chiosa con queste parole: «Purtroppo alla Veroli positiva continua a contrapporsi un’area, fortunatamente sempre più ristretta, che continua a puntare sullo scetticismo. C’è chi tifa perché le cose vadano male.».
Ma chi è che tifa contro Veroli? Forse uno come me che venne preso in giro da tutti perché la mia campagna elettorale era all’insegna dello slogan “I love Veroli”, con il cuore al posto del verbo, per fare il verso addirittura a New York?
È molto triste essere sempre fraintesi. Se fai i complimenti sei invidioso, mentre se avanzi una critica circostanziata, tifi contro. Siamo sicuri che tutti siano in buona fede? I punti deboli di Veroli, il Sindaco li conosce benissimo. Il primo è lo spopolamento. Cosa si fa, allora? Si concepisce un grande centro commerciale fuori Porta Napoletana, nella zona della Filippina così non c’è più neppure bisogno di salire in paese.
Al centro hanno tolto le poste, le farmacie, le banche, il mercato. I negozi chiudono e quelli che restano sono agonizzanti (andrà via anche il Daves?) con meno di mille persone al centro storico, spalmate su tre fuochi urbanistici come San Leucio, Valle e Santa Croce. Si rischia la museificazione del paese. Le culle sono meno degli eventi luttuosi e tutti nascono a Frosinone, nonostante i titoli dei giornali abbiano attribuito a Veroli il primo nato del 2024. Sarà un segno di ripresa? Speriamo! Anche i collegamenti sono problematici. Andare da Veroli a Frosinone o a Sora con i mezzi pubblici è scomodo, anacronistico. Lo sanno tutti.
La mia proposta di un assessorato ai finanziamenti europei ha avuto un riscontro solo nominale e non ha portato alcun risultato perché ci vorrebbe un tecnico che sapesse di leggi e d’Inglese. L’assessorato al territorio che avrei auspicato non c’è. Il turismo che si promuove è quello di gite e ricognizioni, non quello stanziale che porta ricchezza. Le persone si muovono con la propria auto. Ci vorrebbe un servizio interno di bus per collegare le diverse zone del paese, ma come si fa con poca gente? C’era un consorzio del pane che è stato affossato e chiuso dall’insipienza dei vari attori che avrebbero dovuto tenerlo in vita, considerandolo un’opportunità.
A tutto questo si sommano scelte sbagliate di decenni, come il baratto fra Distretto scolastico e Comunità montana. Allora bisogna essere pessimisti? No. Bisognerebbe però avere un’idea di paese più chiara, da perseguire con più determinazione e senza deragliare in progetti faraonici come il Palazzetto (che ormai c’è, ma non si è rivelato un volano né economico né sportivo).
Lo farà il prossimo sindaco? Staremo a vedere. Ce lo dirà la Befana del 2025!