Veroli, anche la Befana boccia Simone Cretaro paese in declino

di Marco Bussagli

Caro  Sindaco, 

più che portare doni, la Befana quando viene il 6 gennaio e si cala dai cunicoli dei camini, lascia ai bambini un promemoria del loro operato; non un giudizio, ma una valutazione. Secondo la percentuale fra doni e carbone, i piccoli si rendono conto di quello che hanno combinato nel corso dell’anno. Io non sono la Befana, ma nemmeno Egidio Cerelli o Marco Sciandrone, che non si sa bene a quale titolo diano voti e pagelle; fatto salvo il loro essere cittadini e, in quanto tali, abilitati ad esprimere la loro opinione, ciascuno con i propri mezzi.

Molto più modestamente, in quanto amministratore al pari di coloro che occupano gli scranni della Maggioranza, credo di poter dire anch’io la mia. È pur vero che in questi anni sono stato quasi sempre zitto, ma a metà legislatura, in quanto già candidato Sindaco, credo di dovere a cittadini ed elettori alcune considerazioni.

La prima cosa che vorrei notare è che lei (uso la terza persona di cortesia per motivi istituzionali, diciamo così; al di là della conoscenza personale di vecchia data), Signor Sindaco, ha più di una volta messo le mani avanti per spiegarci che è inutile pensare alla Veroli degli anni Sessanta, Settanta e perfino Ottanta con inutile nostalgia, ovvero quella di una cittadina piena di gente e di giovani che popolavano vicoli e strade misurandosi nelle celebri “vasche”, ossia le reiterate passeggiate da San Martino a Piazza Mazzoli.

Oggi c’è la crisi dei piccoli centri e quindi bisogna accontentarsi cercando di tirare avanti come si può. Come direbbero i giuristi come lei escusatio non petita accusatio manifesta, ossia: chi si scusa senza che gli venga richiesto, ha qualche responsabilità. 

Oddio, non tutte le colpe sono sue. Anni or sono un Sindaco decise di barattare il Distretto Scolastico con la Comunità Montana; a questo si aggiunse la falcidia della Sanità pubblica e la chiusura dell’Ospedale. Un altro Sindaco, poi, non si adoperò affinché non venisse spostata la Posta dal centro storico a Passeggiata San Giuseppe. Fu l’inizio di un progressivo abbandono cui fecero seguito le banche e le farmacie.

Perfino la Chiesa ci mise del suo con l’idea di razionalizzare le Diocesi, spostando, ormai decenni or sono, la sede vescovile a Frosinone. Tuttavia, ad aggravare la situazione ci furono, investimenti sbagliati come la costruzione del Palazzetto dello Sport, costato 10.000.000,00 di euro «che – come dice lei – tutto c’invidiano»; ma che ha sostituito, di fatto inutilmente, il precedente senza alcuna utilità per il paese che non ha avuto modo di trarne alcun vantaggio, almeno fin qui.

Anche l’acquisto di Palazzo Campanari non può considerarsi un buon investimento (900.000,00 euro) come, del resto, dimostra l’evento multimediale su Klimt (di cui non discuto né la qualità scientifica – essendo stato curato dal mio collega Sergio Risaliti – né il lodevole intento didattico e l’impatto visivo) che, però, si rivela, come si dice a Napoli, una “toppa a colori” per dare un senso momentaneo a un acquisto oneroso, privo di un progetto di base. La mia idea di collocare nel Palazzo l’Alberghiero non ha neppure ricevuto risposta, avendo l’Amministrazione deciso di collocare l’istituto nell’edificio della Scuola Media, quando – lei m’insegna – quel tipo di didattica ha bisogno di un’eleganza, di un decoro e di una forma di rappresentanza che la sede di piazza Trulli non ha.

Del resto, lo ha detto lei che «governare è difficile!». Però si è proposto ugualmente alla guida del Paese. Allora quali sono state le soluzioni da lei attuate? La chiusura del Consorzio del Pane? L’antenna di via Vittorio Ellena? La mancata applicazione di un regolamento sulle emissioni elettromagnetiche (che io non ho mai concorso a scrivere come ho potuto facilmente dimostrare, smentendo le sue affermazioni) disatteso prima di tutto dal Comune? L’idea che i defunti del Cimitero monumentale possano ‘ruotare’ per far posto agli altri? La falcidia delle linee di collegamento degli autobus operata da Cotral, senza che l’Amministrazione alzasse un dito? Un regolamento del Commercio che risale al 2012?

Sono tutte situazioni che chi scrive, insieme ai colleghi della Opposizione e a Fratelli d’Italia in primis, ha criticato e dalle quali abbiamo preso le distanze. Non bastano, purtroppo, i mercatini di Natale, la settimana estiva dei “Fasti Verolani”, quella della cultura o le visite eccellenti del Ministro dei Beni Culturali Franceschini o del Presidente della Regione Lazio Zingaretti per recuperare la situazione.

Perché non bastano? Perché, oltretutto, la capacità di ricezione del Paese è limitata. Su un territorio di 120 kmq ci sono 100 posti letto sparsi qua e là. Il che significa che il centro storico è sguarnito e il turismo, quando va bene, è ‘mordo e fuggi’. In altri termini, non c’è nulla di strutturale.

A questo, invece, mirava il mio programma elettorale per il quale sono stato deriso senza troppo stile da chi scriveva in quei giorni. Intanto, anche l’ultimo negozio di merceria del centro storico ha chiuso con la fine dell’anno. Non è un bel segno. Ci pensi.