Urlano mentre fanno sesso, lei e lui denunciati dal vicinato “Qui non si può dormire”

Il capo d’imputazione le definisce «urla invereconde». Sono le grida registrate dai vicini durante i momenti di intimità di una coppia, residente nel loro condominio composto solo da tre appartamenti in un paesino del Trentino. Quelle manifestazioni di piacere fanno parte di una nutrita denuncia di una coppia contro la signora (e il suo compagno poi prosciolto) che le vive accanto da anni. E ora sono approdate in un’aula del tribunale di Rovereto, trasformandosi in un’accusa di stalking durato da luglio fino a ottobre del 2022. 
Il processo è solo all’inizio ma già si preannunciano udienze da battaglia ad iniziare dalla prossima in autunno quando saranno sentiti una ventina di testi tra accusa e difesa oltre alle 112 registrazioni di urla, risate e altre “molestie”, raccolte dai denuncianti in tre chiavette usb. Tante, troppe per il giudice Monica Izzo che ha incaricato un consulente di sfoltire il numero di audio collezionati dall’accusa per mantenere solo quelle penalmente rilevanti. Durante la prima udienza, svoltasi pochi giorni fa, è emerso che all’origine delle dispute tra i vicini, ci sarebbe il mancato ricorso al bonus edilizio da parte del condominio a causa di un presunto abuso edilizio mantenuto dalla signora che ora si trova sul banco degli imputati.
In realtà, la denuncia non si limita alle “urla invereconde”, risuonate tra i muri del mini condominio soprattutto nelle ore notturne. Nel capo d’imputazione, si parla anche di utilizzo dell’incenso nel condominio da parte della signora ben sapendo che i vicini non sopportano l’aroma dei fumi profumati. In realtà, la donna si è difesa sostenendo che l’ha utilizzato una volta sola per togliere i cattivi odori, presenti sulle scale. Le lamentele si riferiscono anche alle risate ad un volume decisamente alto risuonate dalla finestra della donna volte a suscitare la rabbiosa reazione dei cani dei denuncianti. E in quei quattro mesi di liti a non finire, sono emersi anche i rumori provocati dagli zoccoli di legno sul pavimento della camera da letto, tali da ostacolare il sonno dei vicini. È poi spuntato anche un gong fatto suonare sempre dalla signora ora costretta a difendersi in tribunale. Nel mirino dei denuncianti, è finita anche l’auto parcheggiata dall’imputata negli spazi comuni in modo tale da impedire l’utilizzo del cortile da parte degli altri condomini.
Fin qui il tema del contendere da sviluppare nel processo per fatti avvenuti fino all’ottobre 2022. Poi, però, i conflitti sarebbero continuati. Nell’inverno appena trascorso, per esempio, i denuncianti hanno chiamato i carabinieri perché convinti che la loro vicina indossasse degli “occhiali spia”, in grado di fare riprese audio video durante il loro passaggio nelle parti comuni. I carabinieri hanno svolto la perquisizione nella casa della donna ma di questa “telecamera nascosta” non c’era nemmeno l’ombra. Insomma le liti fuori e dentro il tribunale tra vicini non sembrano conoscere la parola fine. C’è chi tra gli addetti ai lavori definisce questi casi come “beghe condominiali”. Una volta si risolvevano davanti al giudice civile. Ora con l’indeterminatezza del reato di stalking, si sono varcate le soglie dei tribunali penali dove, però, bisogna dimostrare l’intento persecutorio di chi si trova sul banco degli imputati. E sarà questa la sfida da vincere per l’accusa già nella prossima udienza in ottobre che durerà tutto il giorno. corriere.it