Tra le 3 città più inquinate del mondo, dati scioccanti a Milano

Non importa quale indicatore si usi (Pm 2.5, Pm10, ozono, diossido di azoto) o a quale sito si fa riferimento (l’europeo Copernicus, il francese Prev’Air, lo svizzero IQAir, Arpa Lombardia, l’emiliana Arpae o Arpa Veneto): in questi giorni in pianura padana l’inquinamento è alle stelle e si superano tutti i limiti per la salvaguardia della salute delle persone. Addirittura secondo IQAir, che si avvale di un indicatore differente – l’americano Aqi (Air Quality Index) – domenica l’aria di Milano risulta la terza peggiore del mondo con indice 193, dietro solo le superinquinate Lahore (Pakistan) con Aqi 252 e Dacca (Bangladesh) con Aqi 249. Il sito svizzero aggiunge un’avvertenza: la concentrazione di PM2.5 (le polveri più sottili sospese in aria) a Milano è attualmente 27,4 volte il valore guida annuale della qualità dell’aria indicato dall’Organizzazione mondiale della sanità. I consigli: evitare l’esercizio all’aperto, chiudere le finestre per non fare entrare in casa l’aria inquinata, indossare una mascherina all’aperto, procurarsi un purificatore d’aria. Secondo Arpa Lombardia, i cui valori però sono aggiornati a sabato 17, il Pm2.5 ha avuto una media giornaliera di 76 μg/m³ (microgrammi per metro cubo di aria), il Pm10 è stato di 100 μg/m³ quando il valore limite è di 50. Il biossido di azoto 88 μg/m³ e l’ozono 71 μg/m³: in questi ultimi casi si rimane sotto la soglia di allarme. Arpa Lombardia però ammette: secondo l’indice Aqi la qualità dell’aria è molto scarsa. In Emilia-Romagna, Veneto e Piemonte i dati riferiti alle zone di pianura non sono molto diversi. Questi i dati, ma quali sono le cause? Principalmente sono tre e per una non possiamo farci niente. La pianura padana si trova in una situazione geografica e climatica molto sfavorevole. Chiusa per tre lati da Alpi e Appennini, ha poca ventilazione e una scarsissima circolazione d’aria. Quando il clima è come quello delle ultime settimane – alta pressione e temperature sopra le medie stagionali – l’aria più fredda ristagna nelle pianure e, oltre a formare nebbie mattutine e notturne, impedisce il rinnovamento atmosferico con conseguente accumulo degli inquinanti. Ma non basta. In pianura padana c’è un’altissima densità di popolazione, tra le più elevate in Europa, che come conseguenza porta a un alto numero di veicoli circolanti e di abitazioni (che emettono gas per il riscaldamento). La terza causa, poco citata ma non per questo meno importante, è che la pianura padana ospita importanti allevamenti intensivi ed è sede di coltivazioni agricole che utilizzano sistemi di produzione che prevedono un ampio utilizzo di fertilizzanti, che producono ossidi di azoto. Secondo Greenpeace gli allevamenti intensivi producono più smog delle auto. Il 54% del Pm2.5 non è prodotto dalle auto, a differenza di quello che molti ritengono, ma dal riscaldamento e dagli allevamenti. Mettendo tutto insieme, si capisce la pessima qualità dell’aria in pianura padana in questi giorni, superiore anche ai Paesi dell’Est europeo che utilizzano ancora in gran parte il carbone per il riscaldamento e la produzione elettrica. corriere.it