Social network vietati ai minori di 15 anni, ecco la proposta che piace all’Italia

Social network vietati ai minori di 15 e controlli serrati per verificare che i giovani non trovino un sistema per infrangere la norma. Di questo si sta discutendo in Francia all’Assemblée nationale, l’equivalente del nostro Parlamento. La proposta è del deputato centrista  Laurent Marcangeli, secondo il quale la soglia dei 15 anni dovrebbe garantire una maggiore tutela ai giovanissimi rispetto alle insidie rappresentate dalle piattaforme digitali. «Nessuno ha detto di voler censurare la libertà d’espressione – hanno precisato i deputati del gruppo Horizons a cui appartiene Marcangeli – ma di proteggere i ragazzi da tutti quegli effetti collaterali negativi, fisici e psicologici che derivano dall’uso di applicazioni come Instagram, Whatsapp e TikTok (ma anche Twitter e Facebook)». Non si tratterà però di un divieto in senso assoluto, perché basterà il consenso e l’autorizzazione di entrambi i genitori affinché il ragazzo possa tranquillamente aprire un suo account personale. L’eventuale approvazione della legge includerà, però, controlli e sanzioni relative a questo divieto. Non è un caso che sia stato proprio Marcangeli ad avanzare questa proposta, particolarmente sensibile al tema in quanto papà di due bambine, una di 10 e l’altra di 8 anni. Se i genitori non si assumeranno direttamente la responsabilità, sarà allora lo Stato a prendere una decisione netta attraverso una norma che al momento è al vaglio dei deputati. Per l’approvazione finale servirà però anche la maggioranza del Senato. Fino a questo momento solo l’Unione europea aveva presentato un’indicazione di patente digitale sotto forma di una soglia orientativa di utilizzo dei social che andava dai 13 ai 16 anni, ma questi suggerimenti sono stati ampiamente aggirati nel corso degli anni. Sotto i riflettori anche l’uso delle chat, che portano spesso i soggetti giovani più vulnerabili a entrare in contatto con i malintenzionati, spesso presenti sulle piattaforme sotto mentite spoglie (account fake). La proposta di legge francese prevede però che siano le piattaforme a verificare, usando tecniche di controllo previste dall’Arcom (l’Autorità di regolamento della comunicazione audiovisiva). Le multe per i vertici delle piattaforme non dovranno superare l’1% del loro volume di affari. Cifre non esorbitanti per colossi come Meta. Il rischio, quindi, è che in Francia Mark Zuckerberg preferisca pagare la multa piuttosto che investire nei controlli sui giovani iscritti. Chiara Garlatti, titolare dell’Autorità garante per l’infanzia e adolescenza in Italia, ha esaminato con attenzione la proposta di legge francese. «Un’idea che va nella giusta direzione, speriamo che il legislatore e il governo italiano trovino lo stesso spirito di iniziativa – ha affermato in una nota – ma riteniamo sia più giusto alzare la soglia ai 16 anni. La norma di per sé rischia inoltre di non bastare perché, per effettuare un’attenta verifica dei singoli account, la soluzione migliore sarebbe quella di realizzare prima una sorta di Spid per minorenni, in modo tale che i provider non abbiano alcun dubbio circa la correttezza dei dati forniti dai singoli utenti». Garlatti ha inoltre aggiunto che proprio la soluzione della cittadinanza digitale per i giovanissimi è stata menzionata nel corso di un tavolo di lavoro tra ministero della Giustizia, Agcom e Garante della privacy. corriere.it