Salmoni allevati nelle gabbie tra pesci morti e pidocchi, ecco le immagini

Una donna a bordo di un kayak si avvicina a delle grandi gabbie in mare, tra le acque ghiacciate di un fiordo nella regione meridionale dei Westfjords, in Islanda. Appena nei pressi dell’allevamento, lancia un piccolo drone e registra delle immagini destinate a far tremare l’intera industria del salmone: migliaia di salmoni nuotano debolmente, molti sono in fin di vita, alcuni galleggiano già morti sul pelo dell’acqua, letteralmente mangiati vivi dai parassiti attaccati al loro corpo. Questo è solo il più eclatante dei casi che negli ultimi mesi hanno travolto l’industria del salmone nei Paesi del Nord Europa, in Islanda, ma anche in Scozia e soprattutto in Norvegia, il principale produttore al mondo, dove questo sistema di allevamento è nato circa 40 anni fa. «Di recente in Norvegia abbiamo visto filmati e foto che mostravano tutti questi pesci morti», ci racconta Simen Saetre, giornalista di inchiesta norvegese e co-autore del libro “The New Fish” dedicato all’industria del salmone. «Alcune aziende hanno sbarcato pesci morti o in fin di vita, per venderli ai consumatori. Ne è nato un grande dibattito».
Anche in Islanda, frontiera di espansione per gli allevamenti di salmone, quasi sempre di proprietà delle stesse aziende norvegesi, dopo il susseguirsi di scandali l’opinione pubblica è sugli scudi. «In Islanda c’è un forte movimento ambientalista che sta chiedendo il divieto degli allevamenti in mare», ci dice Harald Berglihn, giornalista del The Norwegian Business Daily. corriere.it