Perseguita e picchia la compagna con un bastone, “Devi abortire”

L’ex consigliere regionale e vice presidente nazionale del partito “Noi Moderati” Luigi Morgante è stato raggiunto da un avviso di conclusione delle indagini, emesso dalla Procura di Bari, in merito a presunti atti persecutori di cui si sarebbe reso protagonista ai danni di una donna di Altamura a cui era legato sentimentalmente. Morgante, secondo l’accusa, avrebbe iniziato a molestarla e minacciarla, anche di morte, dopo aver saputo che aspettava un figlio. L’intento del politico di Manduria, stando a quanto ricostruito dalle indagini, sarebbe stato quello di indurre la donna ad abortire. «Questo bambino non deve nascere, tu sei morta» le avrebbe detto in una circostanza. Una spirale di violenza, si legge dagli atti dell’inchiesta, tale da provocare nella vittima un perdurante stato di ansia e di paura. Diversi gli episodi documentati, tutti accomunati da atteggiamenti violenti, da ingiurie verbali e persino da aggressioni fisiche. Azioni finalizzate a fare del male alla donna, in una occasione anche con l’utilizzo di un bastone. 
Negli atti dell’inchiesta si fa riferimento a quanto accaduto nel mese di luglio 2023 all’interno della casa di Manduria dell’ex consigliere regionale. In quell’occasione Morgante avrebbe minacciato la compagna di ucciderla e l’avrebbe pesantemente insultata. La lite sarebbe poi culminata in una aggressione fisica in cui la donna sarebbe stata presa per i capelli e colpita con un bastone alle gambe, tanto da cadere a terra. Il politico – sui banchi del consiglio regionale dal 2015 al 2020 – avrebbe persino minacciato la donna di rendere pubbliche alcune foto intime della donna. Le violenze si sarebbero ripetute nei mesi successivi. 
Nelle carte dell’inchiesta, che portano la firma della pm Silvia Curione, si fa inoltre riferimento ad episodi in cui il politico di Manduria avrebbe schiaffeggiato la compagna, l’avrebbe spinta sul divano nel tentativo di soffocarla, cingendole le mani intorno alla gola. Azioni che sarebbero diventate sempre più violente, finalizzate ad indurre la donna ad interrompere una gravidanza evidentemente non gradita. «Mi hai rovinato la vita» avrebbe detto Morgante alla donna in una delle accese discussioni sfociate in violenza. «Non avrò pietà», «te la farò pagare» era il tenore delle minacce. Le pressioni psicologiche colpivano la donna nella sfera più intima, arrivando persino a mettere in discussione il suo ruolo di madre.
Morgante, infatti, avrebbe minacciato di far intervenire il tribunale dei minorenni affinché le togliesse la patria potestà sia della prima figlia sia del bambino che portava in grembo, una volta nato. E anche le telefonate sarebbero diventate occasione per minacciare la donna: «Mi hai ingannato, ti farò vedere» avrebbe detto Morgante; e ancora: «La tua vita non vale 5 euro…». Soprusi che la donna ha denunciato facendo così partire l’inchiesta. La difesa di Morgante ha ora 20 giorni per produrre memorie difensive o per richiedere che l’indagato possa essere interrogato dinanzi ai magistrati. 
Sull’inchiesta della procura di Bari interviene la difesa di Morgante. «Respingiamo vibratamente le illazioni riguardanti il nostro assistito Luigi
Morgante – precisano in una nota i suoi avvocati, Anna Leone e Leonardo Andriulo -, persona integerrima e di alto profilo civile. Lo stesso non ha mai posto in essere alcun comportamento persecutorio e/o di stalking, né tanto meno ha mai usato violenza fisica e/o psichica nei confronti della querelante. Teniamo a precisare – aggiungono i legali – che giammai è esistita una relazione sentimentale ed anzi, il nostro cliente è stato bersaglio di minacce, atti persecutori, tentativi di estorsione e attività diffamatorie da lungo tempo». Secondo gli avvocati, «è stata ricostruita artatamente una realtà esclusivamente al fine di arrecare danno all’immagine e alla professionalità di Luigi Morgante. Abbiamo provveduto – annunciano i legali – a depositare una formale denuncia-querela per i predetti fatti presso la Procura di Taranto. La grande mole di prove e le testimonianze che verranno addotte durante il procedimento renderanno giustizia ad una persona che si è sempre spesa per il bene comune e giammai ha tradito i doveri di correttezza e moralità che lo contraddistinguono». corriere.it