Perde 105 incontri ma continua a salire sul ring, in Ciociaria il pugile Mantegna non abbandona

Luigi Mantegna in arte Louis «petto d’angelo» per la gabbia toracica esposta, 47 anni di Ceccano in provincia di Frosinone, è il pugile professionista che non vince mai, ma continua a salire sul ring, finendo ogni tanto anche in ospedale come quando – era il 2018 – gli ruppero la mandibola. Nell’ambiente del pugilato lo conoscono come il pugile a cui l’arbitro non alza mai il braccio, in segno vittoria. Totale incontri 109, vittorie 2, sconfitte 105, pareggi 2. Nelle foto di una sconfitta, mentre proprio l’arbitro col papillon gli tiene stretto il polso destro ancora fasciato e dolorante dopo l’incontro proclamando vincitore il suo avversario, Luigi Louis Mantegna non ha l’aria di qualcuno che cova rancore o sconforto. «No, non mi dispero – dice rivedendosi livido e stanco – magari ho fatto fare qualche punto in più al mio avversario e va bene così, visto che a me vincere ai fini del curriculum non serve…». Mantegna in gergo tecnico è un cosiddetto collaudatore. Si chiamano così, nell’ambiente del pugilato, quei professionisti che non puntano tanto a vincere, anche perché questo racconta la loro storia, ma sono considerati indispensabili per far crescere e vincere gli altri, i loro avversari: «Chiamano collaudatori i tipi tosti – spiega meglio Loius – che magari non hanno tante vittorie alle spalle ma riescono a far allenare un giovane in odor di medaglia, mettendolo sotto e riuscendo a finire tutte le riprese». Antonio Cuttano, delegato di una federazione pugilistica regionale, lo ha descritto così: «Mantegna è uno di quei mestieranti della boxe che non vincono mai o quasi mai, ma che salgono sul ring con coraggio e senza grosse pretese, per guadagnarsi la pagnotta facendo fare esperienza ai giovani che devono aggiungere un’altra vittoria nel curriculum o per far togliere un po’ di ruggine a pugili quotati che non combattono da molto tempo. Mantegna la pagnotta se l’è sempre guadagnata: dal 2006 al 2023 ha affrontato tutti i migliori pugili italiani dalla categoria dei superpiuma fino a quella dei medi ottenendo soltanto 2 vittorie, una nei superpiuma per Ko contro l’ex pugile della nazionale italiana Mario Pisanti, nonché campione italiano professionista dei piuma e dei superpiuma, e l’altra ai punti contro Mauro Orlandi nei superleggeri. Nelle 105 sconfitte Mantegna non è mai andato al tappeto, ha perso solo 7 incontri prima del limite ma per Ko tecnico, senza mai toccare la stuoia ed è questo che viene chiesto ad un collaudatore, ad un mestierante: di impegnare il suo avversario per tutte le riprese e Mantegna lo ha sempre fatto egregiamente».
Mantegna – fidanzato da una vita con Tiziana che ha promesso di sposare ormai quattro anni fa ma alla fine per un motivo o per l’altro si rimanda sempre – non è sorpreso del ruolo che gli ha attribuito la boxe: di secondo o, tecnicamente, di perdente, almeno nei match. «E’ la storia della mia vita – non edulcora -, anche quando le cose sembrano migliorare, e salgo verso la cima della montagna, ecco che poi baaaam, ricado». Per esempio? «Ho avuto grandi dolori, persone che sono mancate, e poi ogni tanto un pasticcio: la verità è che, come dico sempre, per essere pugile bisogna permetterselo, allenamenti ogni giorno da mattina a sera, ma poi da mangiare a casa chi lo porta? Ecco, io non ho mai avuto un paparino con l’azienda…». Quindi Luigi ha sempre dovuto lavorare, prima un tempo determinato in un autospurgo e poi il «piano B», musica e intrattenimento nei locali o ai matrimoni: «La passione per la musica ce la trasmise papà, in casa abbiamo sempre ballato e cantato, così fare le serate mi diverte ma mi dà anche da mangiare». Questo mentre, negli anni – dall’11 giugno 1998 con l’iscrizione alla Federazione pugilistica dilettanti e poi nei professionisti Superwelter – sul ring ha continuato a insistere, insistere, insistere. Pugni e sacrificio: «Devo seguire la dieta, soprattutto in vista degli incontri, ed è capitato che mi sia fatto male forte, infatti quella volta della mandibola ero lì lì per mollare. Ma poi non ce l’ho fatta…». Dice che non combatte per i soldi, se va bene 800 euro a incontro, che sono 6 o 7 all’anno. Allora perché, tutte queste botte? «Perché quell’adrenalina, la tensione, la sfida, è un qualcosa da superare e io non riesco a starne lontano». Le due vittorie, certo, se le ricorda bene. Sono arrivate distanti negli anni, una nel 2009 e l’altra nel 2016, e proprio quest’ultima Luigi l’ha presa come un segno, di una carriera forse perdente ma col suo significato: «Ero in trasferta a Mantova, sa, città del Mantegna, me la sono visitata tutta, i dipinti e le opere, dicendomi “va bene anche così”». corriere.it