Patatina al posto dell’ostia, “Pubblicità blasfema offende milioni di cattolici”

Ha destato scalpore in una parte della comunità cattolica la nuova campagna pubblicitaria di Amica Chips, in cui alcune patatine sostituiscono l’ostia durante una messa. Lo spot è finito nel mirino dell’Associazione italiana telespettatori (Aiart), che ne ha chiesto «l’immediata sospensione» perché «offende la sensibilità religiosa di milioni di cattolici praticanti oltre che oltraggioso nel banalizzare l’accostamento tra la patatina e la particola consacrata». Un gruppo di novizie è a Messa e, al momento della comunione, si ode uno scrocchio. Sguardi di sorpresa: nella pisside, infatti, anziché le ostie ci sono le patatine. L’inquadratura successiva svela il mistero: è stata la suora più anziana che sta sgranocchiando un sacchetto di chips ad avercele messe avendo in precedenza trovato la pisside vuota. Lo slogan finale, mentre in sottofondo suonano le note dell’Ave Maria di Schubert, è: «Amica chips, il divino quotidiano». In realtà lo spot viene proposto in diverse versioni: più edulcorato per la tv, più “blasfemo” per YouTube. Ma in questo caso si può parlare di blasfemia? Lorenzo Marini, che ha firmato la direzione creativa dello spot, ha spiegato ad “Avvenire” (non prima di essersi definito cattolico praticante; in realtà si sente un grande artista) che lo spot è “solo” irriverente, come è la natura stessa della pubblicità. Sembra di esser tornati nel 1973 quando Oliviero Toscani firmò le pubblicità dei jeans Jesus, insieme con Emanuele Pirella e Michael Goettsch. La campagna era composta da due immagini con relativo claim. La prima riprendeva il busto androgino di un modello con i jeans sbottonati che lasciavano intravedere il pube senza biancheria e recitava: «Non avrai alcun jeans all’infuori di me». La seconda mostrava le natiche semicoperte della modella Donna Jordan. Lo slogan recitava: «Chi mi ama, mi segua». La pubblicità dei jeans Jesus generò scalpore e la storia si tinse di censura da parte di magistratura, politica, cultura e ovviamente della Chiesa. In realtà, la frase «Chi mi ama mi segua» non è una citazione dal Vangelo ma un’esortazione pronunciata dal re francese Filippo il Bello durante una battaglia. Con le patatine (altro termine ambiguo) che sostituiscono l’ostia siamo ancora di fronte a un clamoroso caso di un atto dissacratorio, a una bestemmia visiva? La trasgressione è sempre stata un’arma della pubblicità ma che valore ha oggi la trasgressione in un contesto dove tutto sembra permesso, dove tutto sembra concesso? L’epica del “peccato” nasconde in realtà una narcisistica cura di sé, sollecitata di continuo nei comunicati di alcune categorie merceologiche: l’individuo non si occupa più del mondo ma esige che il mondo (la casa, l’auto, il cibo…) si occupi di lui. Ecco perché la pratica più diffusa è quella della cinica ostentazione: di quello che si fa e si dice, di quello che si ha e si è. L’eccesso, così amplificato dai media, così diffuso dal Web, svilisce ogni passione, ogni trasgressione. Lorenzo Marini voleva solo che tutti parlassero dello spot e che parlandone facessero pubblicità allo spot. Ci è riuscito. corriere.it