“Mi chiamavano ritardata ora ho discusso la mia tesi”, ecco la laurea di Elisabetta

Elisabetta ce l’ha fatta. Mecoledì 10 aprile alle 16 all’auditorium di Palazzo Nuovo Elisabetta Maiullari ha discusso la tesi di laurea dal titolo «L’inclusione» di fronte a un bel gruppo di amici, parenti, insegnanti. Completo rosa elegante, corona d’alloro d’ordinanza in testa, la notizia della laurea di Elisabetta segna un primato a Torino e in Italia perché la ragazza è affetta da un’alterazione cromosomica. «Purtroppo i giovani come lei con disabilità cognitiva lieve o moderata possono accedere alla scuola superiore solo se supportati da un docente di sostegno e con un piano individualizzato – spiega la professoressa di Ateneo Mara Francese -. Non viene insomma ancora riconosciuto un percorso scolastico che si concluda con la maturità». Per questo motivo di fatto non possono laurearsi in Italia. Qualche caso c’è stato negli ultimi anni: l’ultimo risale al 2014 a Padova, con un giovane autistico che poi ha rischiato per questo di perdere l’accompagnamento. Perché il dibattito è ancora molto acceso.
«Fino a qualche anno fa a scuola mi prendevano in giro. Mi dicevano che ero ritardata, diversa, che non potevo capire quello che spiegavano in classe – racconta la giovane -. Non sono mai stata invitata a una festa di compleanno o nessuno è mai venuto a casa mia. Ora non riesco ancora a crederci che sono qui all’Università, sono tanto emozionata». Torinese classe 1997, Maiullari è riuscita a discutere la tesi grazie al «Progetto Elisabetta», un’idea nata sei anni fa dal Dipartimento di Lingue e Letterature Straniere e Culture Moderne dell’Università di Torino. «Con questo progetto possono frequentare i corsi supportati da un tutor e avere un colloquio esame con il docente di cui hanno seguito il corso per essere valutati» spiega la professoressa Francese. Elisabetta, da cui prende il nome del progetto, ha sostenuto dodici esami in sei anni. «Quello che abbiamo dimostrato è che anche chi ha una disabilità cognitiva riesce al pari degli altri. Ci mette solo un po’ più tempo, magari ha bisogno di essere seguito di più, ma alla fine riesce. Alla discussione di laurea non sono riuscita a trattenere le lacrime», aggiunge la docente che è anche mamma della neolaureata. «Mi sono battuta tanto per questo progetto perché certe ingiustizie, l’esclusione del diverso le conosci solo se le vivi. Chi ha una disabilità cognitiva lieve moderata non vuol dire che non riesca ad arrivare a capire i concetti ma solo che necessita di più tempo. Non siamo tutti uguali”», spiega. A onor di cronaca Elisabetta non ha ottenuto la laurea ma un attestato di riconoscimento delle competenze pur avendo sostenuto gli esami. Ieri, durante la «proclamazione» il direttore del Dipartimento Matteo Milani ha annunciato che il Progetto Elisabetta verrà esteso anche alla Magistrale. Al momento sono iscritti 21 studenti, tutti con disabilità lieve e moderata. Un esempio nazionale per il momento: «La mia battaglia è quella che presto anche altri Dipartimenti italiani possano adottare il Progetto Elisabetta – conclude Mara Francese – e che le aziende possano riconoscere questo attestato che per i ragazzi e noi docenti equivale a una vera e propria laurea». E dopo gli studi Elisabetta che farà? «Vorrei lavorare nel Dipartimento – spiega la giovane -, magari nel progetto che porta il mio nome». corriere.it