Influenza e gonfiore alle mani, dimesso dall’ospedale muore dopo 2 giorni

E’ il giorno dei funerali, oggi 25 marzo nel cimitero di Sterpeto a Grosseto, ma il mistero della morte di Gil Catayong, cameriere filippino di 42 anni stroncato da un malessere per ora imprecisato, è tutt’altro che risolto. Ci vorranno i tempi della relazione di autopsia (almeno un mese) per venirne a capo e capire se è stata semplice fatalità o se ci sono responsabilità da parte di qualcuno.  Di certo, per ora, c’è solo che lui si era rivolto al pronto soccorso dell’ospedale Misericordia e che è stato dimesso senza che venisse riscontrato niente di anomalo, poi due giorni dopo il decesso in ambulanza mentre lo riportavano in ospedale. I familiari si sono rivolti a un grande studio legale, uno di quelli specializzati in casi di questo genere, lo studio 3A, ma la Usl sud-est mette le mani avanti: siamo stati noi per primi a segnalare la vicenda in procura, dove è stato aperto un fascicolo per ora a carico di ignoti. L’odissea che è costata la vita al filippino, in Italia da una decina di anni, dove aveva lavorato prima in una lavanderia del capoluogo maremmano e poi in un ristorante, comincia ai primi di marzo, quando lui si mette a letto con i sintomi di una forte influenza, una febbre alta che nemmeno i farmaci riescono ad abbassare. Allora Gil si rivolge al suo medico di famiglia, che gli consiglia un’analisi del sangue. I valori, però, risultano nella norma, e anche la temperatura rientra. Il malanno sembra risolto, senonché arriva un’altra complicazione: un improvviso gonfiore alle mani che non riesce più a sollevare oltre il gomito. Di qui la scelta di andare al pronto soccorso. Ma anche qui i medici non riscontrano niente di apparentemente preoccupante, il filippino viene rimandato a casa nel giro di quattro ore. La sua situazione tuttavia si aggrava nei due giorni successivi, col gonfiore delle mani sempre più accentuato e lui che non riesce più ad aprire la bocca e scendere dal letto. I familiari gli danno da bere con una siringa che diventa il centro di un equivoco. Quando viene richiamata l’ambulanza, gli operatori la segnalano ai carabinieri come se fosse qualcosa di equivoco, l’abitazione viene perquisita. Finalmente il nuovo viaggio verso l’ospedale, dove Gil non arriva vivo. Si spegne durante il percorso e comincia la trafila giudiziaria. La Usl dispone un riscontro diagnostico, cioè un esame medico-legale ma senza valore giudiziario, la procura lo trasforma in autopsia vera e propria, svolta il 19 marzo, col corpo che viene poi restituito ai familiari per i funerali.Tra l’altro, odissea nell’odissea, i parenti vorrebbero riportare la salma nel paese natale, ma servono diecimila euro, una somma che non c’è. A Grosseto viene lanciata una raccolta di fondi per coprire la cifra e il costo dell’ultimo viaggio dall’altra parte del mondo. corriere.it