Gli tolgono la figlia, noto professionista ciociaro denuncia assistenti sociali

di Massimo Mangiapelo

Gli tolgono la figlia e lui denuncia le assistenti sociali. È quanto accaduto ad un professionista di Alatri che la settimana scorsa si è visto portare via la figlia di 13 anni, prelevata mentre era a scuola e portata in una struttura protetta insieme alla madre.

Una storia complicata. E per capire meglio come sono andate le cose abbiamo sentito l’uomo, padre di un’altra ragazza più grande avuta da un precedente matrimonio e che vive con lui.

«Ho conosciuto mia moglie circa 15 anni fa – ci ha raccontato – ed è venuta a vivere con me, insieme alla figlia che avevo dalla prima moglie. Dopo un anno è nata la bambina e lei ha cominciato a dare i primi segni di squilibrio. Tanto è vero che nel dicembre del 2008 ha tentato un omicidio-suicidio tagliando i tubi del gas. Per fortuna, oltre ai danni all’abitazione, non si è ferito nessuno e mia figlia è rimasta illesa. Per questo suo gesto, mia moglie si è fatta qualche giorno di carcere».

Ma come mai la bambina è stata prelevata ed affidata a lei?

«Mi aveva denunciato per violenza domestica, cosa che non è mai avvenuta. Al contrario, è stata lei ad essere sempre stata violenta nei miei confronti con morsi, aggressioni fisiche e lanci di oggetti, anche di coltelli. In varie occasioni sono stato costretto a far intervenire i carabinieri, tutto testimoniato dai verbali. Nell’aprile scorso, nell’ambito di una di queste sue reazioni, ho telefonato al 118. I sanitari l’hanno portata a Frosinone ed è stata ricoverata per un paio di giorni e poi dimessa con una diagnosi di schizofrenia paranoide. Mentre la riportavo a casa, mi ha aggredito mentre ero alla guida e sono stato costretto a portarla dai carabinieri. I quali, a loro volta, hanno chiamato di nuovo il 118 e questa volta è stata ricoverata per otto giorni. Io ho presentato una controdenuncia nei suoi confronti, sulla quale espongo quanto è successo».

Ma i servizi sociali hanno deciso di portare via la bambina da lei ed affidarla alla madre.

«Non capisco come sia stato possibile. Secondo il mio parere non avrebbero potuto farlo, ma questo sarà la giustizia a stabilirlo. Comunque, a mio avviso, si sono comportate in maniera assolutamente non professionale. Ho cercato anche di trovare una soluzione pacifica proponendo l’affidamento della bambina alla zia e alla sorella, almeno fino a quando non ci sarà una decisione del Tribunale. Ma non mi hanno dato ascolto».

Alla fine l’uomo lancia un appello: «Confido nella giustizia e mi auguro che la mia richiesta di affido a mia sorella e all’altra mia figlia venga accettata, per il bene della bambina. Sono sicuro che lei non voglia stare con la madre. Nel frattempo inizierò anche le pratiche per il divorzio e chiederò che ci sia la possibilità che la madre possa vedere la figlia, ma solo sotto controllo delle autorità preposte. Io, al contrario di lei, non voglio toglierle la possibilità di vedere la figlia. Se avessi voluto, avrei potuto farlo quando ha tentato l’omicidio-suicidio».

Ora la parola spetta al Tribunale dei Minori che dovrà decidere in merito al futuro della bambina. Inoltre si dovrà stabilire chi dei due coniugi la spunterà sulle denunce presentate e la Procura dovrà decidere se il comportamento delle due assistenti sociali sia stato corretto in termini di legge. Per tali questioni l’uomo si è rivolto agli avvocati Enrico Pavia e Bernardino Marzilli.