Giorno del Ricordo, solenne cerimonia a Frosinone

[one_third][/one_third] Giorno del Ricordo. Solenne cerimonia nella prefettura di Frosinone. Conferimento della Medaglia e dell’Onorificenza a firma del presidente della repubblica a Luigi Alfonso di Castelliri, residente ad Isola del Liri, nipote del Caduto, Carabiniere Luigi Alfonso, nato a Castelliri, massacrato a Pedena (Pola).

“La Legge 30 marzo 2004 n. 92, votata quasi all’unanimità per istituire nel Dieci Febbraio una Giornata di raccoglimento e di celebrazioni in memoria del grande Esodo dei 350 mila, e delle 20 mila Vittime infoibate od altrimenti massacrate dai partigiani di Tito, continua ad informare gli ignari e ad invitare tutti a non dimenticare chi scelse di lasciare la propria terra per una scelta di civiltà e di giustizia, e tutti coloro che persero la vita in modo straziante e tragicamente disumano, per la sola colpa di essere stati fedeli al Dovere e di amare la Patria – ha affermato Laura Brussi Montani, delegato Lazio dell’Associazione Nazionale Congiunti Dispersi deportati in Jugoslavia (ANCDJ) e nelle zone del confine orientale-Trieste – Quest’anno, anche la Provincia di Frosinone ha partecipato in maniera diretta alle iniziative “ad hoc” in programma su tutto il territorio nazionale, con apposita cerimonia tenutasi in Prefettura, per onorare un Caduto locale con la Medaglia del Ricordo e con il riconoscimento a firma del Presidente della Repubblica. Si tratta del Carabiniere Luigi Alfonso da Castelliri, in forza alla stazione istriana di Pedena (Pola) dove venne catturato insieme a tanti commilitoni nel corso di un agguato che ebbe luogo nel giugno 1944, ed a cui fece seguito un eccidio indiscriminato di quegli Italiani incolpevoli, molti dei quali giunti da lontano per tutelare l’ordine pubblico, sempre più compromesso dalle incursioni titoiste, e l’incolumità degli abitanti. La seconda Guerra mondiale era tuttora in corso, con un crescendo di attentati e di autentici delitti contro l’umanità, in spregio delle stesse convenzioni internazionali, compresa quella riguardante il trattamento dei prigionieri: il rischio era cosa di tutti i giorni, a fronte di una guerriglia ormai endemica. Luigi Alfonso aveva ventotto anni e non ebbe scampo: chi indossava una divisa simbolo dello Stato italiano era destinato al massacro, anche se in giovane età, e con breve anzianità di servizio. Ciò, in base a procedure sommarie basate sulla presunzione, estesa a tanti civili, che i prigionieri fossero “nemici del popolo”: espressione assolutamente vaga ma potenzialmente onnicomprensiva. Nel corso della cerimonia di Frosinone, il Prefetto Emilia Zarrilli, presente il Sindaco Vincenzo Quadrini, ha insignito i Congiunti del Caduto coi riconoscimenti di legge. E’ stata un’ulteriore occasione per ricordare il contributo della Provincia frusinate al drammatico sacrificio che venne consumato nelle zone del confine orientale in quegli anni plumbei, e per sottolineare la necessità di onorare compiutamente la memoria delle Vittime, nel segno dei Valori non negoziabili per cui si immolarono: in primo luogo, la difesa dell’italianità istriana nei confronti di un sistema che aveva negato i principi essenziali dell’ordine civile, promuovendo il collettivismo forzoso, la pulizia etnica, e persino l’ateismo di stato. Un popolo senza memoria è un popolo senza futuro: ecco un buon motivo in più per non dimenticare quelle Vittime, nella fedeltà al messaggio dell’eroico Vescovo di Trieste e Capodistria, Mons. Antonio Santin, secondo cui “le vie dell’iniquità non possono essere eterne”.