Football americano, Super Bowl a Kansas City Chief Philadelphia ko

Quando Patrick Mahomes era ragazzino gli consigliarono di dedicarsi al baseball. Il 57esimo Super Bowl lo ha consacrato il most valuable player dell’Nfl. A soli 27 anni è la terza volta dal 2020 che porta i Kansas City Chiefs alla finale: ed è la sua seconda vittoria (tre anni fa persero contro Tom Brady e i Tampa Bay Buccaneers). Il Super Bowl, andato in onda ieri sera dallo stadio di Glendale, sobborgo di Phoenix, in Arizona, davanti a quasi 70mila fan in presenza (e 100 o 150 milioni in tv), è lo spettacolo più tipicamente americano che ci sia. E ha fatto la storia perché per la prima volta si sono sfidate due squadre guidate da quarterback neri, Patrick Mahomes dei Kansas City Chiefs e Jalen Hurts dei Philadelphia Eagles. Uno show di quasi 4 ore, delle quali solo un’ora di azione sul campo: preceduto dall’inno nazionale, dal volo dei caccia (per la prima volta pilotati da sole donne), con il ritorno di Rihanna tra il primo e il secondo tempo e una pioggia di spot pubblicitari di 30 secondi al costo di 7 milioni di dollari ciascuno: 233mila dollari al secondo (nello sport americano si fanno delle pause apposta per dare ai network la possibilità di trasmettere la pubblicità). In tribuna Elon Musk dava spettacolo seduto accanto a Rupert Murdoch, c’era Jill Biden per una notte non first lady ma “Philly girl”. La mamma dei fratelli Kelce, i primi fratelli a giocare l’uno contro l’altro in un Super Bowl, aveva la giacca divisa a metà dei colori delle due squadre. E poi: Bradley Cooper, Lebron James, Jay-Z, Paul McCartney, Adele. Non è stata la difesa la brillare durante la partita, ma i due quarterbacksono stati fortissimi, a parte quando Hurts ha perso una palla che il Kansas City ha portato al touchdown. E’ stato un momento decisivo, che ha fatto la differenza nella partita. A quel punto gli Eagles stavano volando. Invece, nel secondo tempo, gli Eagles non sono riusciti a fermare i Chiefs neanche una volta in attacco, e così la squadra di Mahomes ha segnato con ogni possesso di palla fino alla fine, quando Harrison Butker ha calciato il field goal che ha permesso di segnare gli ultimi tre punti della partita (38 a 35). Impossibile sottovalutare l’importanza storica per gli afroamericani. Il primo quarterback nero fu Marlin Briscoe nel 1968; nel 1988 fu la prima volta che un quarterback nero, Doug Williams, guidò una squadra e vinse al Super Bowl. Per anni i giocatori di football neri sono stati discriminati da proprietari delle squadre e allenatori bianchi, che li consideravano incapaci di avere le qualità di leadership, di intelligenza e di padronanza tecnica del gioco per eccellere in quel ruolo. I quarterback occupano un posto centrale nella mitologia americana: sin dalle superiori sono i leader della squadra ed è la singola posizione più importante in qualunque sport secondo i commentatori americani. I giocatori neri sono sempre stati una minoranza in questo ruolo nonostante siano il 50% dei giocatori della Lega. Oggi Patrick Mahomes è considerato uno dei più bravi quarterback di tutti i tempi, premiato come miglior giocatore dell’anno dell’Nfl, mentre Hurts era arrivato secondo dopo di lui. Mahomes è tornato in campo nel secondo tempo della partita nonostante qualche problema (evidente dall’espressione del volto) con la caviglia già precedentemente slogata. Nell’ultimo drive, ha usato le gambe invece del braccio portando il pallone per 26 iarde, in un gioco chiave perché ha riportato i Chiefs in raggio da field goal. Da quel punto in poi i Chiefs hanno cercato di far scorrere il tempo, mentre gli Eagles sono stati costretti a usare tutti i time-out e, dopo un fallo in difesa, era tutto finito.