Esplosione nucleare Chernobyl, ennesimo disastro del sistema comunista

“Chernobyl rimarrà sempre una ferita aperta nel cuore del nostro paese, nel cuore di milioni di persone”, ha scritto l’ex presidente ucraino Petro Poroshenko per commemorare l’incidente avvenuto nel 1986 e che provocò una “nube radioattiva” che si estese su quasi tutta l’Europa. Diverse centinaia di persone si sono riunite ieri sera intorno al memoriale dedicato alle vittime a Slavutych, una città a 50 chilometri dalla centrale nucleare. Hanno acceso candele e messo fiori davanti alla targa commemorativa. Molti membri del personale della centrale nucleare furono trasferiti a Slavutych dopo l’incidente. Anche a Minsk, in Bielorussia, la gente ha ricordato la tragedia radunandosi intorno al monumento alle vittime e i soldati hanno deposto fiori. Il 26 aprile 1986, il reattore numero quattro della centrale di Chernobyl, circa 100 chilometri a nord della capitale Kiev, esplose durante un fallito test di sicurezza. 

Il reattore bruciò per 10 giorni rilasciando nell’atmosfera elementi radioattivi che contaminarono tre quarti d’Europa. Le autorità – all’epoca l’Ucraina era una delle repubbliche sovietiche federate sotto il controllo di Mosca – cercarono di coprire l’incidente. La Svezia fu la prima a lanciare l’allarme dopo che gli scienziati avevano rilevato, il 28 aprile, un picco dei livelli di radiazione. L’allora segretario generale del Partito Comunista dell’unione Sovietica (PCUS) Mikhail Gorbaciov non rilasciò dichiarazioni pubbliche fino al 14 maggio. Quasi 350.000 persone che vivevano in un raggio di 30 chilometri dall’impianto furono evacuate. Circa 600.000 cittadini sovietici che divennero noti come “liquidatori” – per lo più lavoratori di emergenza e impiegati statali – furono inviati con poca o nessuna attrezzatura protettiva per aiutare a ripulire e costruire un sarcofago in cemento sopra il reattore danneggiato. 

Il numero di morti direttamente causati dall’incidente è ancora oggetto di dibattito, con stime che variano da circa 30 a 10.000. Nel novembre 2016 è stata eretta una seconda massiccia cupola metallica sui resti del reattore, costata 2,1 miliardi di euro pagati con finanziamenti internazionali per fermare future perdite e garantire la sicurezza per generazioni. Dopo l’installazione, secondo le stime ufficiali, i livelli di radiazioni vicino al reattore sono diminuiti del 90 per cento in un anno”.