Economist, Italia Paese dell’anno 2021 vaccini e ripresa premiano Draghi

The Economist, il settimanale inglese di informazione politico-economica, ha riconosciuto l’Italia come il paese dell’anno, incoronando quindi l’operato di Mario Draghi come presidente del consiglio. «Non per l’abilità dei suoi calciatori, che hanno vinto l’Europeo, né per le sue pop star, che hanno vinto l’Eurovision Song Contest — scrive la redazione —, ma per la sua politica. Il vincitore che abbiamo scelto ha acquisito un primo ministro rispettato e competente nel 2021». L’Italia «ha raggiunto un alto tasso di vaccinazione contro il Covid nella popolazione, tra i più elevati d’Europa, e la sua economia si sta riprendendo più rapidamente rispetto ai paesi limitrofi».

La stessa rivista ammette di aver spesso criticato l’Italia: «A causa della debolezza dei suoi governanti, gli italiani nel 2019 erano più poveri rispetto al 2000 – scrivono gli autori -. Eppure quest’anno l’Italia è cambiata». Per una volta, «un’ampia maggioranza dei suoi politici ha seppellito le proprie divergenze per sostenere un programma di profonde riforme, che dovrebbe significare che il Paese ottiene i fondi a cui ha diritto nell’ambito del piano di ripresa post pandemia dell’Ue». Secondo la redazione, l’economia italiana si sta riprendendo meglio di quelle francesi e tedesche, ma mette anche in guardia sull’eventuale «pericolo che questa insolita esplosione di governance possa subire un’inversione» nel caso in cui il premier Mario Draghi dovesse diventare presidente della Repubblica. Un «incarico più cerimoniale» che rischia di lasciare il posto di presidente del consiglio a qualcuno di «meno competente».

Il premio al Paese dell’anno (country of the year) dell’Economist non viene attribuito generalmente al paese più grande, ricco o più felice, ma alla nazione che secondo la visione dei giornalisti della testata con sede a Londra ha attuato il miglioramento più significativo nel corso del 2021. Nelle edizioni precedenti includono alcuni dei vincitori sono stati l’Uzbekistan per aver abolito la schiavitù, la Colombia grazie al processo di pace e la Tunisia per aver abbracciato la democrazia.

«La penso esattamente come l’Economist – ha affermato il senatore Pd Andrea Marcucci su Twitter -. L’Italia è cambiata in meglio sotto la guida di Mario Draghi. Per questo sono preoccupato di una sua possibile sostituzione a Palazzo Chigi. C’è ancora tanto da fare affinché il Paese possa tornare a competere. Io mi auguro che ci siano le condizioni per un nuovo governo Draghi anche dopo le elezioni del 2023». Anche il senatore di Forza Italia ed ex presidente del Senato, Renato Schifani, si dice d’accordo con il giornale londinese: «Quello di Mario Draghi è il sole nome capace di far valere il peso del nostro Paese all’estero e di mantenere allo stesso tempo unita, in Italia, l’ampimissima maggioranza nata dall’emergenza. Dopo anni in cui siamo stati il fanalino di coda dell’Europa sotto molti aspetti, l’Italia è oggi capace di reagire prima e meglio degli altri alla enorme sfida della pandemia». Italia Viva, attraverso la capogruppo alla Camera dei deputati Maria Elena Boschi, esprime il suo consenso. «Anche all’estero si accorgono che il governo Draghi fa la differenza. È proprio il caso di dire che ne valeva la pena!»., ha scritto sui suoi profili social. corriere.it