È morto Jean-Marie Le Pen

È morto oggi, 7 gennaio, Jean-Marie Le Pen, figura storica dell’estrema destra francese, co-fondatore del partito Front National. Nel 2002 andò al ballottaggio alle presidenziali per poi essere battuto da Jacques Chirac. È morto a 96 anni, in una struttura dove era ricoverato già da diverse settimane.  «Jean-Marie Le Pen, circondato dalla sua famiglia, è stato richiamato a Dio questo martedì alle 12:00», ha detto la sua famiglia in una dichiarazione inviata all’Afp. Le Pen era il padre di Marine Le Pen, attuale leader del partito di estrema destra Rassemblement National. Nel 2022 era già stato ricoverato dopo un leggero ictus, e nuovamente nel 2023, quando i medici avevano definito il suo stato ormai «grave». Cinque volte candidato alle presidenziali, fuori dalla politica dopo la fine del suo mandato europeo nel 2019, Jean-Marie Le Pen ha continuato a commentare regolarmente l’attualità politica francese pur essendo ormai fuori dal partito, che con la figlia Marine ai vertici ne decretò l’espulsione nel 2015. «L’uomo che ha riportato l’estrema destra al centro della politica francese» lo descrive Le Monde. Ma prima della politica, Le Pen è stato anche pescatore, minatore, geometra, volontario nel 1° reggimento paracadutisti (dove si imbarcò per l’Indocina, la crisi di Suez e la guerra d’Algeria), e perfino proprietario di una casa editrice discografica. Nato nel 1928 a La Trinite’-sur-Mer (Morbihan), in Bretagna, figlio di un pescatore e di una sarta, «non era un predestinato», ha sottolineato Le Figaro nel ricordare Le Pen. In seguito alla perdita del padre nell’esplosione di una mina tedesca al largo delle coste della Bretagna, a soli 14 anni Jean divenne un «protetto» della Nazione: «Questo ebbe un effetto profondo su di me», raccontò poi nelle sue memorie uscite nel 2018, «ero due volte figlio della Francia, quindi dovevo prestare ancora più attenzione al mio Paese». Per Le Figaro, Le Pen è stata «la figura politica più controversa» del Paese, un «diavolo della Repubblica». Accusato dai suoi detrattori di razzismo, xenofobia, antisemitismo, condannato più volte, non ha mai accettato la svolta «normalizzatrice» del Front National che la figlia Marine ha guidato e che nel 2015 ha portato fino all’esclusione di Jean Marie dal partito che aveva fondato. E con cui, ricorda Le Monde, «aveva riportato l’estrema destra nel cuore della politica francese». Non ha mai espresso il minimo rimorso per le sue frasi, precisa Le Parisien che ricorda un’intervista realizzata negli ultimi anni della sua vita: «L’idea dello slittamento mi ripugna. Sono un uomo libero. Nessuna redenzione, nessuna autocensura. È troppo faticoso. Se provocavo shock, non era mai un problema per me, ma per gli altri. Non chiedo di essere amato». corriere.it