Applausi cori e bandiere in piazza Duomo, “Berlusconi incontra Dio”

«L’uomo è un desiderio di vita, di amore e di felicità». Così l’arcivescovo di Milano, monsignor Mario Delpini nella sua omelia per i funerali di Stato di Silvio Berlusconi, in corso nel duomo di Milano. Proprio sul desiderio di vita «che trova in Dio il suo giudizio e il suo compimento» monsignor Delpini si è concentrato all’inizio dell’omelia. «Vivere. Vivere e amare la vita. Vivere e desiderare una vita piena. Vivere e desiderare che la vita sia buona, bella per sé e per le persone care. Vivere e intendere la vita come una occasione per mettere a frutto i talenti ricevuti. Vivere e accettare le sfide della vita. Vivere e attraversare i momenti difficili della vita. Vivere e resistere e non lasciarsi abbattere dalle sconfitte e credere che ci sia sempre una speranza di vittoria, di riscatto, di vita», ha detto Delpini. «Vivere e desiderare una vita che non finisce e avere coraggio e avere fiducia e credere che ci sia sempre una via d’uscita anche dalla valle più oscura. Vivere e non sottrarsi alle sfide, ai contrasti, agli insulti, alle critiche, e continuare a sorridere, a sfidare, a contrastare, a ridere degli insulti. Vivere e sentire le forze esaurirsi, vivere e soffrire il declino e continuare a sorridere, a provare, a tentare una via per vivere ancora. «Essere contento e amare le feste. Godere il bello della vita. Essere contento senza troppi pensieri e senza troppe inquietudini». Ecco la terza parola che monsignor Mario Delpini, arcivescovo di Milano, utilizza nella sua omelia per le solenni esequie di Silvio Berlusconi in Duomo a Milano. «Essere contento degli amici di una vita. Essere contento delle imprese che danno soddisfazione – sottolinea Delpini -. Essere contento e desiderare che siano contenti anche gli altri. Essere contento di sé e stupirsi che gli altri non siano contenti. Essere contento delle cose buone, dei momenti belli, degli applausi della gente, degli elogi dei sostenitori. Godere della compagnia. Essere contento delle cose minime che fanno sorridere, del gesto simpatico, del risultato gratificante. Essere contento e sperimentare che la gioia è precaria. Essere contento e sentire l’insinuarsi di una minaccia oscura che ricopre di grigiore le cose che rendono contenti. Essere contento e sentirsi smarriti di fronte all’irrimediabile esaurirsi della gioia. Ecco che cosa si può dire dell’uomo: un desiderio di gioia, che trova in Dio il suo giudizio e il suo compimento», conclude Delpini.