Anticorpi Covid in cani e gatti-“Virus preso dai padroni”

Tre cani a Milano, tre a Bergamo, altrettanti a Brescia e Lodi, uno a Sondrio e Monza. Tre gatti a Milano, due a Bergamo, uno a Brescia, Lodi e Pavia. Tutti questi animali, in qualche modo, hanno contratto il coronavirus, anche se non hanno poi sviluppato la malattia. Tradotto in termini ormai d’uso comune, nessun animale è risultato positivo a un tampone, ma un certo numero di cani e gatti era invece positivo al test sierologico. Di fatto: sono stati contagiati (entrati in contatto col virus) e hanno generato gli anticorpi contro il Covid-19. Una certezza, pur se «nessuno degli animali in cui sono stati trovati anticorpi mostrava sintomi respiratori al momento delle analisi».

La prima ondata del Sars-CoV-2 che ha flagellato gli esseri umani in Lombardia ha investito anche i loro animali da compagnia. Dunque, «capire i fattori di rischio associati con la potenzialità degli animali di infettare altre specie richiede un urgente approfondimento scientifico», concludono gli esperti di diverse università e istituti pubblici di veterinaria tra Milano («Statale»), Bari, Brescia, Lodi, Liverpool e Hong Kong, con la collaborazione dell’Istituto superiore di sanità. Compagine internazionale per il «più ampio studio finora elaborato su Covid e animali da compagnia», appena pubblicato su Nature communications. Tutto concentrato sull’Italia e in particolare sulla Lombardia.

Le analisi sono state condotte dai veterinari durante i mesi della prima ondata nella scorsa primavera, tra il 15 marzo e l’11 maggio 2020, su 919 bestiole, la maggior parte delle quali (476 cani e 187 gatti) vivono in casa con famiglie milanesi e lombarde. Tra tutti, lo studio si è concentrato sugli animali per i quali è stato possibile raccogliere un tampone, fare un test e raccogliere l’intera storia clinica di cani, gatti e familiari. Gli anticorpi del coronavirus sono stati identificati in 15 cani (su 451, 3,3 per cento) e 11 gatti (sui 191 «testati», 5,8 per cento). Il primo elemento decisivo, sottolineato da medici e veterinari, è la correlazione tra animali «positivi» e famiglie che li ospitano: «Su 47 cani di famiglie con almeno un componente malato di coronavirus, 6 avevano gli anticorpi, mentre soltanto un gatto li aveva sviluppati sui 22 ospitati in famiglie col Covid». 

La conclusione è evidente: tra i due tipi di animali, quando si trovano a diretto contatto con un umano malato di coronavirus, i cani hanno una probabilità «significativamente più alta» di sviluppare anticorpi. corriere.it