Ragazzo down vuole fare il carabiniere e mette la divisa, fermato in pieno centro

Alessandro, 23 anni, sta passeggiando per il centro di Roma, in divisa da carabiniere. Tutto fiero della sua bella mimetica, e pronto ad elargire sorrisi a chiunque incontri. Tutti conoscono Alessandro Messina, il ragazzo con la sindrome di Down che sogna di fare il carabiniere. Da sempre. La sua passione è talmente contagiosa che la stessa Arma ne ha quasi fatto una mascotte. Ma sì, chi è che non conosce quel simpatico ragazzone che fa e riceve il saluto dai suoi «colleghi». Lo conoscono tutti. Persino il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, il quale gli ha inviato una bella lettera di congratulazioni per la sua fede nell’Arma. Sanno tutti e tutto di Mauro, tranne uno. E la sera del 7 dicembre scorso, davanti a Montecitorio, ad Alessandro è capitato di incontrare proprio quell’unico carabiniere, il quale gli ha chiesto che cosa ci facesse vestito così e soprattutto chi gliela avesse data la divisa, che gli è stata «sequestrata» immediatamente. Alessandro ha dovuto seguire il carabiniere in caserma e dopo aver dichiarato le sue generalità, hanno telefonato a suo papà, Mauro, pensionato della Guardia di Finanza. 

«Alle ore 20.30 sono stato contattato da un signore che mi ha chiesto se fossi Mauro il papà di Alessandro Messina. Alla mia risposta, affermativa, mi ha invitato a raggiungere Alessandro in quanto trattenuto dai carabinieri di Montecitorio», ricorda il papà del ragazzo, che aggiunge: «Giunto sul luogo, trovo un gruppo di carabinieri. Alessandro era abbracciato ad uno di loro: appena mi ha visto si è stretto ulteriormente cercando di esprimere così il disagio del momento. La prima domanda che mi è stata rivolta, con un tono accusatorio, è stata: ‘Chi gli ha dato quegli abiti?’ Domanda strana alla quale ho risposto prontamente ‘Voi’. Ma chi può fornirgli tutto quel materiale se non gli appartenenti ai Carabinieri». Così, il signor Messina ha dovuto spiegare, in modo deciso e anche commovente, quanto Alessandro ami i carabinieri. Lo stesso Mauro Messina, lo scorso anno ha scritto un libro molto bello, «Storie normali di un ragazzo speciale. Vivere in famiglia la disabilità quotidiana» nel quale racconta la passione del figlio per l’Arma.

Intanto, in caserma hanno cercato di spiegargli quanto fosse pericoloso girare vestito da Carabiniere e poco appropriato per uno come Alessandro, il quale, alla richiesta dei documenti, ha mostrato tutto orgoglioso il tesserino dell’Associazione Nazionale Carabinieri, ma lo hanno ritenuto un falso. «Alla richiesta di sequestro degli abiti. Alessandro si è ammutolito mi ha abbracciato e in silenzio abbiamo seguito un appuntato che ci ha accompagnato a casa in modo da consegnargli gli indumenti inquisiti», ricorda ancora il papà del ragazzo. Il finale? «All’ingresso in casa, l’appuntato ha notato il tempio della caserma dei Carabinieri in camera di Alessandro, comprese le foto fatte con i vari pezzi grossi e non ha saputo cosa dire».

E cominciano ad arrivare le prime proteste. In molti si chiedono, infatti, se sia stato giusto applicare la legge in modo così freddo ed esecutivo: «Nel nostro operato ci vuole fermezza, senso di responsabilità e la legge va applicata: ma soprattutto occorre buonsenso», osserva Gianluca Mancini, segretario regionale del Lazio del Nuovo Sindacato Carabinieri, che aggiunge: «La mancanza di umanità mostrata è a dir poco inqualificabile. Inoltre, mi domando, perché l’Arma ha donato un Bene dell’amministrazione ad un ragazzo disabile? Si sono fatti una discreta pubblicità con le foto del ragazzo in divisa, ma non hanno pensato alla sua tutela. Se quel ragazzo non avesse avuto l’uniforme indosso, nulla di questo sarebbe accaduto». Per il momento, sappiamo che tutta questa vicenda ha scosso Alessandro, il quale si è chiuso nella sua stanza a piangere. Per fortuna, ci hanno pensato suo padre e tanti «pezzi grossi» dell’Arma dei carabinieri a fargli capire che lui è e sarà sempre un perfetto carabiniere. corriere.it