Willy, la toccante lettera della cantante Elisa

Caro Willy, 
è il tuo sorriso a spiegare tutto.
Non ti ho conosciuto, ma chi sapeva sorridere così all’età che avevi, stava di certo diventando un grande uomo. Di certo doveva essere stato un tenerissimo bambino, qualcuno a cui è stato insegnato l’amore. Qualcuno a cui è stata insegnata la tenerezza, la lealtà e la nobiltà d’animo, anche quelle, di sicuro. 

Ti sei messo in pericolo per il tuo amico, hai agito con il cuore e l’istinto. La tua famiglia ti ha donato degli occhi liberi, e uno sguardo spensierato. 
Gli uomini come te Willy, cambieranno il mondo, ora lo sai ancora meglio.
Adesso immagino tua madre che ti culla, che ti canta una canzone, e tu bambino. E in quella beatitudine del perdersi l’uno dentro gli occhi dell’altro, avverto quel senso di protezione così profondo tutto intorno. 

Il primo esempio di come ci si abbandona, di come ci si affida, di come ci si butta e di come e perché ci viene da chiudere gli occhi quando ci baciamo sulla bocca. Quell’abbandonarsi primordiale non lo conoscono tutti. È uno dei più grandi problemi che abbiamo quaggiù Willy, e ora tu lo sai. 
Le conseguenze a catena di quel problema sono brutali, no? 
La gente non si fida, la gente ha paura dell’altra gente e sopportarlo è difficile. Ci si sente soli e tristi. I tuoi occhi mi dicono che conoscevi meglio la dolcezza e la serenità, ma ora capisci che c’è chi non sa nemmeno cosa siano queste cose. 

Ci sono uomini violenti che non conoscono le vere leggi del mondo, dell’universo. Chiusi in loro stessi e nelle loro poche convinzioni e con il loro piccolo cuore che viene sepolto nel tempo, una volta rotto e lasciato cadere. Ma tu ora vedi quanto è tutto così assurdo, ora vedi quanto hanno brillato gli esempi dei tuoi genitori. Sai che le carezze e le parole e i baci di tua madre e tuo padre erano diamanti, erano amuleti. 
Ti hanno dato le chiavi per aprire quel piccolo lucchetto, che apre il libro delle istruzioni per la vita.

Il lucchetto non si apre solo con una buona istruzione, con la fortuna, con grandi ricchezze; figuriamoci poi con minacce o ricatti. No. Il libro si apre solo con l’amore, non ne serve una quantità enorme, ne serve una quantità sufficiente. Amore vuol dire tante cose, ora lo sai, sai tutto, non vuol dire abbracciarsi. 

Vuol dire quelle piccole o grandi rinunce che si fanno come se non contassero niente perché si è innamorati, quel pensiero che torna su tuo figlio e tu lo devi rimettere a posto con la forza, quella piccola inquietudine se vedi la tristezza nei loro occhi, quell’orologio che ti dice che è ora di fare i conti con questo o quell’altro demone perché sai che se non lo farai tu lo passerai per forza a loro come biancheria sporca da lavare, come debiti, come sassi nelle tasche. Quella felicità maledetta che ti tiene per aria con niente e tu sei a casa e non stai facendo niente di speciale eppure ti senti così. 

Tutta questa bellezza Willy, non è per tutti.  I bambini ci sono, sono tanti, aspettano che arrivi la magia, ma non tutti gli adulti sono pronti per tanta bellezza. Molti non la vedono, pensano di non volerla, qualcuno ne ha paura, molti hanno dei figli che per loro rimarranno solo degli errori… Lo so, poveri bambini. È la cosa più triste del mondo. 

Non si sopravvive a quel tipo di dolore. Il dolore di un genitore che non ti vede. Non si sopravvive. Si può solo morire e risorgere. 
Non si sa come si risorge, lo sai perché? Perché il tuo genitore sei tu e cresci in tempo reale col bambino che sei, ed è una roulette. Forse sarai speciale, o forse sarai un mostro, o forse non sarai niente. 

Non potevo non scrivere Willy, mi sei rimasto nel cuore e volevo dirlo a tutti. Spero che sarà fatta giustizia per te e per la tua famiglia, e quello che spero ancora di più è che mio figlio e mia figlia sappiano sorridere come te a ventun anni, e che sappiano battersi per un amico come hai fatto tu. Vorrà dire che gli avrò dato l’amore che gli serviva come ha fatto la tua famiglia con te. 

Riposa in pace, sorridi ancora e portaci un po’ di sole perché in troppi vaghiamo nel buio e nella solitudine. 

Elisa