Veroli-Treperuno, l’occhio di Vincenzo Perrino
[one_third][/one_third] La triplice personale che è stata inaugurata al Chiostro di Sant’Agostino in Veroli lo scorso 2 luglio, intitolata Treperuno pittura scultura. MatericaMente, è uno spazio in cui le estetiche di ciascuno dei tre protagonisti – Rita De Luca, Roberta Fanfarillo e Paolo Gaetani – pur mantenendo rigorosamente le loro peculiari identità, riescono tuttavia a creare una suggestiva unità rappresentativa. Il che, poi, è il valore aggiunto di ogni collettiva organizzata con un metodo artisticamente valido, intorno ad un comune sentire. Il comune sentimento d’arte, che lega i percorsi artistici dei tre artisti lo ricaviamo proprio dal sottotitolo della mostra, e cioè un’esplorazione nella materia dell’arte. Detto altrimenti: il fil rouge che lega le sculture della De Luca alle tele di Gaetani e della Fanfarillo, è un’incessante indagine sulla materia, intesa tanto come materiale attraverso il quale plasmare le proprie visioni artistiche e le proprie idee, quanto come oggetto della narrazione attraverso una precisa forma.
A latere, è bene considerare che l’arte contemporanea – sempre più avviata ad autodefinirsi iusta propria principia – pare insediarsi nuovamente nella vita degli uomini, fornendo loro un orientamento. Spesso, è vero, gli artisti di questo tempo imboccano una strada estremamente commerciale (o presuntuosamente intellettualistica), abbandonando quell’approccio manuale ed artigianale proprio della creazione artistica. Ma, è altrettanto vero che, col giusto metodo, anche l’arte contemporanea può creare oggetti e situazioni estetiche degni di disinteressata contemplazione e di far parte di quella storia dell’arte di cui qualcuno invoca la fine. Se, poi, spostiamo l’attenzione ai territori di provincia – quella vituperata provincia dalla quale si fugge, ma che, volente o nolente, costituisce il primo substrato di valori, anche estetici, ai quali artisti, letterati, musicisti, cineasti, fanno riferimento e danno espressione – che l’arte sia finita è un assunto che risulta ancora meno plausibile. E questa esposizione lo dice in maniera estremamente chiara ed inequivocabile. Roberta Fanfarillo, partita da un astrattismo coloristico di grande suggestione emotiva (del quale ha portato in questa esposizione alcune testimonianze esemplari), si è indirizzata verso un figurativismo che trascolora oggetti, paesaggi e corpi in un rutilante gioco cromatico tra toni caldi e freddi. Di grande interesse ci sembra il suo percorso di rivisitazione dei miti classici: Venere e Adone, David. In questi lavori recupera una figurazione molto materica, con tratti, segni e colori densi.
In un’altra saletta del chiostro, la Fanfarillo ha portato dei lavori pitto-scultorei, ispirati ad una idea di femminilità nella quale si coagulano tutte le istanze estetiche che l’artista ha fin qui sperimentato, dall’uso del colore a quello della forma. Paolo Gaetani ha, nel corso degli anni, perfezionato un linguaggio proprio, nel quale l’esplorazione della realtà apparentemente sembra fatta attraverso il dinamico reticolo di linee quasi cubiste, ma che in realtà è governata da un lirismo cromatico e da una incessante ricerca della luce. Per meglio comprendere, invitiamo i visitatori della mostra a fermarsi a riflettere sulle emozioni che ricevono dai colori della visione notturna del napoletano Castel dell’Ovo. O anche di sostare qualche attimo in più dinanzi alle “Tre Marie”, oppure al “Tramonto sul fiume”, sforzandosi di immaginarli realizzati con linee diverse ma con la medesima distribuzione di colori e luce: il risultato sarà esattamente lo stesso, proprio perché i veri protagonisti di questi lavori sono i colori e la loro intensa luminosità. La superlativa opera scultorea di Rita De Luca rivela, anche allo spettatore più distratto e malaccorto, che, attraverso un lavoro di scarnificazione e di resa essenziale dello stile, l’artista ha raggiunto un’eleganza veramente assoluta. Infatti, le forme dei suoi marmi sono chiare, senza alcuna increspatura comunicano la concretezza e il dinamismo delle emozioni che la De Luca vuole esprimere. Basti vedere, l’opera – giustamente affiancata alle pitto-sculture della Fanfarillo – nella quale ella rappresenta, in forme levigatissime fino all’estrazione del’idea, il dolore e la violenza che tante donne sono costrette a subire. Le sculture della De Luca confermano la capacità ormai acquisita di riempire lo spazio attraverso forme leggere ed eteree nella loro pesantezza materica.
Vincenzo Ruggiero Perrino