Veroli, sopravvissuti alle Foibe tirano le orecchie a Cretaro e ai suoi consiglieri

Egregi Signori,

con riferimento agli intercorsi in materia toponomastica, con particolare riguardo alla Vostra mozione del 28 marzo u.s., numero 15, concernente l’intitolazione di un luogo pubblico in memoria dei Martiri delle Foibe, e successivo emendamento integrativo (approvati con voto unanime) ci pregiamo formulare alcune considerazioni di specifico interesse. 

La delibera di approvazione, che itera la prassi già intervenuta a cura di circa mille Comuni italiani, oltre che di alcuni esteri, è oggetto di apprezzamento da parte del mondo Esule, cui aderiamo volentieri.

Nondimeno, suscita perplessità il fatto che nell’emendamento citato sia stata evidenziata l’opportunità di un’integrazione, parimenti approvata dal Consiglio, concernente “l’impegno a individuare altre strade, piazze o luoghi pubblici” da destinare al Ricordo di “tutti gli altri crimini contro l’umanità” tra cui viene citato, a titolo di esempio, “l’eccidio delle Fosse Ardeatine” (23 marzo 1944).

In realtà, non si riesce a comprendere il sinallagma che possa coinvolgere in un solo riferimento due fatti storici contraddistinti da matrici assolutamente diverse, fermo restando il rispetto per tutte le Vittime.

I Caduti delle Ardeatine non sono stati Vittime di un “eccidio” ma di una rappresaglia (atto giuridico del diritto internazionale di guerra) posta in atto a fronte dell’attentato compiuto dalle forze partigiane in via Rasella (Roma) il 23 marzo 1944, contro l’undicesima Compagnia del Reggimento Bozen, costituita da elementi alto-atesini, non armati, in servizio territoriale. Come si sa, caddero subito 33 militi del Reparto in parola, donde la rappresaglia nei confronti di 330 prigionieri (erroneamente eseguita per 335). Giova aggiungere, per corretta informazione che si ebbero anche 68 feriti, per non dire di altri tredici Caduti scomparsi successivamente all’attentato, fino all’ultimo scomparso in giugno.

In via Rasella caddero anche sette Vittime civili, fra cui il piccolo Piero Zuccheretti (tredicenne) che stava andando a trovare il nonno nel suo negozio, e che – avendo udito il canto degli Schuetzen – si era soffermato per udirli al meglio sedendosi sul cassonetto più vicino, ma andando incontro al tragico destino di essere dilaniato dall’esplosione, perché gli esecutori materiali, pur avendolo visto, non esitarono a sacrificarne consapevolmente la vita con l’accensione della miccia. Ecco una storia che viene troppo spesso ignorata, anche dalle massime cariche dello Stato.

Tutti i Martiri hanno diritto al Ricordo, ma nello stesso tempo, alla precisa motivazione del proprio sacrificio, che resta ben diverso alla luce delle rispettive matrici: slave, tedesche o partigiane che siano.

Al riguardo, sia consentita una testimonianza di riferimento importante: quella di Egea Haffner, la celebre “Bambina con la valigia” Esule da Pola e figlia di un infoibato, che a fronte della proposta di essere onorata con la cittadinanza onoraria di un Comune italiano assieme alla Sen. Liliana Segre, superstite dell’Olocausto, non ritenne di accettare, perché si trattava di vicende diverse, e quindi, da ricordare e da onorare separatamente.

Non a caso, i Comuni italiani che hanno voluto consegnare alla comune riflessione la memoria dei Martiri infoibati o diversamente massacrati dai partigiani di Tito, hanno operato senza improbabili commistioni, a prescindere dalla loro appartenenza ai diversi schieramenti politici, e quale riconoscimento di una grande tragedia storica nelle sue reali motivazioni.  

Egregi Signori,

sia consentito concludere affermando che nessuno Vi obbliga a rendere onore ai Martiri delle Foibe in un coacervo complessivo, ma qualora riteniate di perseverare nel Vostro nobile intento, vorrete convenire sull’opportunità, o meglio sulla necessità di prescindere da commistioni che potrebbero sembrare strumentali alla frequente prassi del “do ut des”.

I Caduti non hanno bisogno di alchimie politiche ma di un Ricordo onesto ed efficace, allo scopo di “accendere gli animi” al perseguimento di “egregie cose” come da celebre assunto di Ugo Foscolo. Molti persero la vita eroicamente, e spiace non poterli contare perché parecchi sono in fondo alle foibe, nelle fosse comuni, nelle doline del Carso e negli abissi dell’Adriatico, chiedendo tuttora giustizia umana ma vivendo spiritualmente quella divina.

Laura Brussi Montani – Volontariato per non dimenticare – Esule da Pola
Carlo Cesare Montani – Storico e pubblicista – Esule da Fiume 
Opera Nazionale Caduti senza Croce

Veroli, qualcuno non lo sa ma già esiste una piazza dedicata a chi è morto alle Fosse Ardeatine