Veroli, primo partito Meloni centrodestra al 60% confermare stesso risultato alle comunali

di Marco Bussagli*

Finalmente abbiamo votato. Non è un’attività che venga promossa in Italia. Con la scusa che siamo una Repubblica Parlamentare – complici Leggi elettorali studiate per confondere il risultato; o meglio, per renderlo strutturalmente confuso – dopo che gli Italiani si sono espressi, la politica cucina nelle aule istituzionali il risultato secondo la propria convenienza. Così, in poco meno di cinque anni abbiamo avuto tre esecutivi: il Governo “giallo-verde”, il Governo “giallo-rosso” e il Governo Draghi. Adesso questa musica dovrebbe cambiare. Come ha detto giustamente il Direttore del Tg2 Gennaro Sangiuliano, l’Italia rischia di diventare un paese normale; ossia un paese che – come in tutte le grandi democrazie occidentali, Gran Bretagna compresa – ci sia una serena alternanza fra la Sinistra cosiddetta progressista e la Destra cosiddetta conservatrice. In questo modo l’Italia cresce anche perché si dovrebbe sviluppare quel circolo virtuoso per cui una parte cerca di fare meglio dell’altra per togliere dalle mani altrui il bastone del comando. Per la prima volta abbiamo assistito a una campagna elettorale – dura e sgradevole quanto si vuole – che, però, ha archiviato il consunto argomento dell’antifascismo. Sì, qualcuno l’ha utilizzato come ultima spiaggia per arginare l’avanzata delle “Destre”, come sono state definite. Tuttavia, la gran parte delle forze politiche l’ha considerato un motivo datato, fuori luogo e privo di ogni riscontro reale. I valori antifascisti sono ormai nel DNA della Destra italiana che considera il Fascismo un fenomeno storico al pari del Risorgimento o del Rinascimento, con ideali che non possono essere riproposti oggi sotto nessuna forma. Anche qui ci sono dei nostalgici, ma ci sono anche per Stalin, per Mao Tse Tung e per Lorenzo il Magnifico. Tutto questo, però, rientra nel perimetro della discrezionalità degli individui che hanno tutto l’agio di poter avere una loro opinione personale, purché questa loro convinzione non si traduca in azione violenta e militanza politica. Questo vuol dire che, finalmente, dopo poco meno di ottanta anni, l’Italia post-bellica si è riappacificata e non ci sono più nemici, ma solo avversari politici. Ci è voluto molto tempo perché questo accadesse e il merito va dato a figure come Almirante (che, per esempio, è stato distante dal golpe Borghese), Berlusconi (che ha fatto rientrare la Destra nell’arco costituzionale), Violante (che ha restituito dignità ai vinti della Seconda Guerra Mondiale) e molti altri che hanno ricoperto ruoli meno evidenti, ma non meno importanti. Tutto questo deve renderci orgogliosi perché dimostra che siamo un grande Paese, capace di fare i conti con la Storia senza sotterfugi, soffrendo, ma affrontando e superando i problemi. Allora, la Destra guidata da Giorgia Meloni (prima donna a Palazzo Chigi, come accadrà a breve) ha saputo interpretare tutto questo, facendo registrare sul territorio verolano e provinciale percentuali senza precedenti. Massimo Ruspandini di F.d.I. è stato eletto con quasi il 59% delle preferenze, contro Andrea Turriziani che ha di poco superato il 15%. In particolare, a Veroli F.d.I. ha preso il 34,5%, Lega il 12,3%, F.L. l’11,6% per un totale del 58,4%, a fronte di un PD e accoliti che hanno ottenuto il 15% e di un Movimento 5 stelle che ha avuto il 14%. Come si dice, una vicenda senza storia. E pensare che sono gli stessi cittadini che non sono riusciti a eleggermi Sindaco quando mi sono presentato nel 2019 attribuendomi solo (si fa per dire) 4250 voti, con una percentuale del 33%. L’attuale Sindaco, Simone Cretaro, conseguì la stessa percentuale dell’Onorevole Ruspandini, il 58,8%. Erano altri cittadini? No! Tutto questo deve far riflettere, anche in vista delle prossime elezioni del Comune di Veroli. Bisogna che i Verolani imparino a sganciarsi dalle logiche locali perché altrimenti seguiteranno a lamentarsi della Maggioranza e additeranno l’Opposizione come quella che non fa abbastanza. Il fatto è, però, che l’Opposizione poco può fare senza avere i numeri. Quella attuale, anzi (è stato riconosciuto), è un’Opposizione responsabile che agisce nel merito e non per ideologie. Al contrario, sono i Verolani che non sanno uscire dalle pastoie delle logiche di convenienza spiccia e territoriale, per non dire personale.  

*Consigliere comunale di Veroli e professore Accademia di Belle Arti di Roma