Veroli, niente conferenza per il candidato a sindaco ecco il disastro del centrodestra

di Marco Bussagli

Poco meno di un anno fa, nella mia qualità di presunto leader del centrodestra verolano, cominciai ad elaborare una strategia per riuscire a vincere la tornata elettorale del 2024. Naturalmente ne parlai a tutti i miei colleghi e ci furono anche, come si usa in queste occasioni, pranzi e cene (con moderazione) per mettere a punto le scelte e i particolari.
Devo dire che mi ritenevo soddisfatto perché mi sembrava che l’unità ci fosse e che tutti quanti tendessimo allo stesso scopo. Anzi, a un certo punto qualcuno disse (forse io addirittura): «Solo noi possiamo perdere le elezioni!». Che voleva dire: solo se siamo noi a fare errori madornali, il centrodestra può perdere le elezioni. Parole che – oggi – mi sembrano profetiche.
È vero, il nodo centrale del nome del candidato sindaco unitario, veniva accuratamente aggirato, ma non mi sembrava un grande problema perché ero certo che il buon senso avrebbe prevalso, anche a costo di un “passo indietro”, se necessario, per il bene comune del centrodestra.
Insomma, la mia idea era chiara. Prima di tutto una prima conferenza stampa con i consiglieri comunali, poi – dopo qualche settimana – un’altra conferenza stampa con i responsabili comunali dei partiti che dovevano sancire l’unità dello schieramento.
Un passaggio che consideravo il punto centrale. Di seguito sarebbe stata necessaria un’altra conferenza stampa con la presentazione del programma di governo ai cittadini verolani. Già questa sarebbe stata una novità significativa. In genere (e lo dico per esperienza personale) agli elettori si dice: il nome è questo. Votalo! Qui si sarebbe detto: questo è il programma fatto per risolvere i vostri problemi.
Chiunque andrà al governo con noi farà di tutto per attuarlo a vostro beneficio. Infine, l’evento conclusivo, a qualche mese di distanza dall’election day, per comunicare a tutti il nome del candidato sindaco del centrodestra e dare inizio alla campagna elettorale vera e propria.
La prima tappa del programma fu attuata ed ebbe anche un certo successo. Scrissero che il centrodestra stava bruciando le tappe. Per la seconda conferenza stampa si doveva aspettare la nomina del responsabile di Forza Italia. Ci vollero settimane e quando finalmente venne nominato Giampiero Rotondo pensai che si potesse rapidamente passare alla fase due.
Invece, ci furono dei rallentamenti e la conferenza stampa fu addirittura trasformata in un semplice comunicato stampa nel quale si scriveva che il centrodestra non aveva preclusioni per nessuno, che si voleva aprire alla realtà civiche e che, quasi quasi, ci si scusava della nostra identità politica. A dettare quest’agenda fu il nuovo responsabile di Forza Italia e gli altri, me compreso, per salvare il salvabile gli andammo dietro. A quel punto, del mio programma non parlò più nessuno. Un disastro.