Veroli-“Le scuole andavano chiuse prima, serviva un piano B”, interviene il dott. Giovanni Magnante

Il dott. Giovanni Magnante, segretario provinciale SNAMI, interviene sull’emergenza sanitaria che sta colpendo Veroli, sua città natale e tutta l’Italia. Medico di famiglia, il suo studio è in via Passeggiata San Giuseppe, 96. Stimato professionista, da anni al servizio della comunità verolana con particolare esperienza e senso del dovere.

Giovanni Magnante

E’ l’inizio della terza ondata? «Le cosiddette ondate sono l’espressione dell’andamento della pandemia, è improprio al momento dare questa definizione, ma certamente la situazione è in preoccupante crescita».

Sospendere le lezioni in tutte le scuole avrebbe contribuito a contenere la diffusione dei contagi? «Certamente avrebbe dato un contributo positivo notevole, ma programmando prima una modalità alternativa di discenza oltre le pur apprezzabili forma di DAD che sono state approntate in tempo di record in prima fase. Si doveva immaginare un piano B per tempo».

Bambini e ragazzi, quasi del tutto estranei fino a qualche mese fa, ora risultano positivi. Da cosa dipende? «Gli istituti scientifici nazionali ed internazionali non hanno evidenziato prove circa la maggiore contagiosità delle nuove varianti tra i giovani, si pensa piuttosto ad un maggiore impegno diagnostico attuale rispetto alla prima fase, e quindi ad una maggiore emersione di casi in determinati contesti, come quello scolastico. Ricordiamo inoltre che nella prima fase vennero subito chiuse le scuole fino a fine anno scolastico».

Come è cambiato il virus? Quanto incidono le varianti? «Le varianti dei virus sono un fatto ben conosciuto in medicina, le attuali forme incidono sulla diffusività e dunque sul numero dei contagi, e in conseguenza incrementano gli altri indici negativi della pandemia».

Tra i suoi pazienti ha registrato casi di questo tipo? «Al momento non sono state individuate varianti con metodologia oggettiva di laboratorio».

Cosa fare per contrastare il virus? «Oltre le ben note misure di distanziamento, uso di mascherine ed igiene frequente delle mani, che mi sembra che la popolazione, fatte sporadiche eccezioni, abbia responsabilmente e civilmente recepito, occorre approntare un serio piano vaccinale di massa».

Quanto è importante il vaccino? «E’ fondamentale. Ho apprezzato moltissimo la linea del Presidente Draghi nell’affidare alla Protezione Civile e allle Forze Armate la gestione dell’operazione vaccinale di massa, è la migliore mossa che si poteva fare, a mio avviso».

E’ sotto pressione il comparto sanitario? Il sistema ospedaliero sta reggendo? «La pressione è notevole, al momento il comparto territoriale è sotto forte stress da un anno pressochè ininterrottamente. Il sistema ospedaliero è in sofferenza pure esso, nonostante gli sforzi notevoli di tutto il personale sanitario, ma se la curva crescesse ancora a questi ritmi si rischia oggettivamente molto».

Trascorso un anno dall’inizio dell’emergenza, in Provincia di Frosinone qual è il bilancio? «Nella prima fase il Dott. Stefano Lorusso, allora Direttore Generale della ASL si stava impegnando coscenziosamente ed al massimo, poi è stato colpito anche lui dal covid e ciò ha causato, a mio avviso, un rallentamento della operatività del sistema. In generale sia i sanitari del territorio che ospedalieri si sono trovati a combattere una guerra quasi senza armi. E molte di queste criticità sono ancora presenti».