Veroli, inaugurazione monumento alla pace

Si è tenuta questa mattina l’inaugurazione del monumento alla pace. Presenti autorità civili, militari e religiose. Soddisfazione da parte dei promotori e dei cittadini intervenuti. «Signori Ambasciatori e signori rappresentanti delle Nazioni oggi presenti nella città di Veroli, dinanzi alla massima autorità dello stato: il prefetto di Frosinone dott.ssa Emilia Zarrilli, della regione Lazio: il governatore Nicola Zingaretti, del rappresentante dell’Amministrazione provinciale di Frosinone Antonio Cinelli, del Vescovo della nostra Diocesi: Sua Eccellenza Ambrogio Spreafico, del Padre Abate dell’Abbazia di Casamari, dom Eugenio Romagnuolo, dei già sindaci della città di Veroli e di tante autorità civili, militari e religiose, a voi il più caloroso benvenuto – ha affermato il sindaco Cretaro – Vi saluto quale sindaco della città di Veroli eletto nel maggio del 2014, con lo slancio e lo spirito di accoglienza che caratterizza i miei cittadini. Vi confesso la mia forte emozione che provo in questo momento, ma ciò non mi impedisce di manifestare a tutti voi i sentimenti di amicizia, di fratellanza e di riconoscenza con i quali vi accolgo per aver voluto condividere l’iniziativa, che qualche anno fa che il Comune di Veroli ha voluto intraprendere nel decidere di realizzare un monumento alla pace con l’intento di contribuire a creare una cultura di pace e di tolleranza tra i popoli. Ad ognuno di voi chiedemmo allora di donare alla città di Veroli una pietra della vostra terra per poter allestire un monumento che la contenesse insieme con le altre e differenti dalle altre. A dimostrazione che le differenze, se ben capite, non allontanano ma uniscono. Molti di voi, in rappresentanza delle rispettive Nazioni, siete venuti personalmente a portare l’oggetto di pace, un semplice oggetto, apparentemente di poco significato: una pietra. I nostri antenati hanno costruito le città con grandi blocchi di pietre tanto che le nostre civiltà vengono definite megalitiche. Oggi da Veroli vuole partire questo messaggio: continuiamo pure a costruire le nostre città con le pietre, ma questa volta non per innalzare muri per difenderci dagli altri, non per delimitare il nostro spazio, ma pietre per fortificare il bene più prezioso per l’umanità intera: quello della pace. Il percorso è stato un po’ lungo, ma ci siamo riusciti. Oggi la città di Veroli con l’inaugurazione dell’opera d’arte del maestro Pietro Spagnoli sostenuto dalla compagna Ornella Ricca, con voi sig. ambasciatori e rappresentanti delle nazioni, alla presenza delle diverse autorità, sta scrivendo un’altra significativa pagina della sua già illustre storia, le cui radici si perdono nella notte dei tempi. Oggi, però, la città che rappresento, non vuole guardare solo al proprio glorioso passato, ma progettare il proprio futuro su valori quali la convivenza pacifica, il sentirsi abitanti di un unico grande villaggio, il vivere con una maggiore attenzione verso i diversi. Guardare al passato è importante e la nostra città può farlo e inorgoglirsi della propria storia monumentale, ma siamo convinti che tutto ciò deve solo servire a proiettarci verso un mondo migliore fatto di comprensioni reciproche principalmente con coloro che hanno un bagaglio di civiltà diversa dalla nostra. Il difficile periodo storico che viviamo va affrontato non con la chiusura di mentalità, ma con una crescente cultura di concordia, di solidarietà e di pace tra le Nazioni: è questa infatti l’esigenza ineludibile di un mondo sempre più interdipendente e tenuto insieme da una rete globale di scambi e di comunicazioni, in cui tuttavia spaventose disuguaglianze continuano a sussistere. Sarebbe sbagliato pensare di difendere la nostra “pace” ignorando quella degli altri; tutti noi, facendo parte di un’unica Comunità mondiale, abbiamo il dovere di contribuire alla costruzione di un futuro migliore per tutti. Siamo, però, consapevoli che auspicare la pace di solito non basta per ottenerla. Essa, infatti, richiede responsabilità, sacrificio ed impegno. È vero, molti problemi sono fuori dalla nostra portata, ma questo non può essere una giustificazione per sottrarci dal dare il nostro contributo. Ognuno di noi deve interrogarsi su quello che può fare in prima persona, nell’ambito delle sue possibilità. La cultura verso per la pace va costruita: e possiamo iniziare a farlo nei luoghi dove viviamo tutti i giorni, nelle scuole, nei posti di lavoro e nelle nostre città. La pace non è solamente l’assenza di conflitto. Essa non si può ottenere sulla terra senza la tutela dei beni delle persone, senza la libera comunicazione tra gli esseri umani, senza il rispetto della dignità delle persone e dei popoli. Fu questa l’intuizione alla base della “Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo”, proclamata dalle Nazioni Unite, dopo la seconda guerra mondiale. Sulla scia delle devastazioni lasciate dal conflitto, si ebbe la consapevolezza che senza protezione dei diritti umani la pace è una promessa vuota. Quando ai cittadini viene negato il diritto di parlare liberamente o di professare liberamente la propria religione, di scegliere i propri leader o di riunirsi senza pericolo: a loro viene negata la pace. Allo stesso modo possiamo affermare che laddove gli esseri umani non hanno accesso a cibo a sufficienza, o all’acqua potabile, oppure alle cure di cui hanno bisogno per curarsi, laddove i bambini non possono aspirare a un’istruzione adeguata: queste situazioni di ingiustizia sociale sviluppano automaticamente conflittualità. A ciò si aggiunge il terrorismo internazionale con la nuova e terribile dimensione che ha assunto, chiamando in causa in maniera totalmente distorta anche le grandi religioni. Nessuna religione, nessun credo potrà mai giustificare l’omicidio di innocenti. Proprio in una tale situazione le religioni sono chiamate a far emergere tutto il loro potenziale di pace, orientando e quasi convertendo versa la reciproca comprensione le culture e le civiltà che da esse traggono ispirazione. La cultura del timore e del conseguente sconforto – obiettivi che rincorre il terrorismo – si può allontanare promuovendo l’affermarsi della giustizia, secondo le proprie competenze e responsabilità. La pace, comincia nelle nostre città. È qui che ci giochiamo il rispetto dei diritti fondamentali di ogni persona. È qui che i grandi ideali della pace e della giustizia si saldano con la nostra vita di tutti i giorni. Ed allora, il problema del nostro tempo non è trovare la formula giusta per il futuro, ma realizzare, a partire dalla situazione in cui viviamo, quella civiltà del convivere, di cui abbiamo bisogno, fatta di identità ma pure di rispetto per l’altrui differenza. È anche vero che il clima di civile convivenza non può fermarsi alle nostre città. È necessario, allora, mobilitare l’opinione pubblica a livello nazionale e internazionale per costruire e promuovere una cultura che faccia leva non nello stare uno accanto all’altro, ma uno con l’altro. Solo allora riusciremo a costruire un mondo senza distinzioni di razza, colore, ideali politici e religiosi. Ed oggi, da Veroli – uno dei centri più importanti del Cammino di San Benedetto – vogliamo anche noi contribuire alla costruzione di un processo di pace. Lo facciamo con l’inaugurazione del nostro “BUILDING PEACE”, Monumento per la Pace, che ha registrato, ad oggi, la partecipazione di 111 Nazioni del mondo, in rappresentanza di tutti e cinque i continenti del globo. Rinnovo ancora a voi sig. ambasciatori e rappresentanti di tali nazioni, il mio personale sentimento di gratitudine e di riconoscenza insieme a quello dell’intera città di Veroli per il vostro significativo gesto che posso sintetizzarlo con la frase: una pietra per la pace. Consentitemi ancora di rivolgere un plauso all’artista Pietro Spagnoli, persona sensibile e di grandi ideali il quale, insieme alla sua inseparabile compagna Ornella Ricca, entrambi nostri acquisiti cittadini, hanno avuto la felice intuizione di pensare e di ideare l’opera che oggi consegniamo alla Città, che vede così accrescere il tesoro contenuto all’interno di quel gigantesco scrigno che è. Un monumento, però, che non abbiamo l’intenzione di consegnarlo soltanto alla città di Veroli. Lo doniamo al mondo intero affinché tutti i cittadini che l’abitano utilizzano le pietre non per alzare muri ma per costruire città che si aprano alla pace. Consentitemi ancora di rivolgere un grazie al mio predecessore, il prof. Giuseppe D’Onorio e alla sua amministrazione che hanno condiviso l’idea dell’artista e dato inizio all’opera che oggi inauguriamo. Un particolare ringraziamento mi sento in dovere di rivolgerlo a tutte le persone che hanno contribuito alla realizzazione di questo importante evento. Concludo il mio intervento rinnovando il sentimento di gratitudine a tutti gli illustri ospiti per la significativa loro presenza oggi qui a Veroli».