Veroli, il miracolo eucaristico di Sant’Erasmo compie 455 anni

di Deborah Panichi
Veroli non cela solo un passato remoto fatto di lotte contro Roma e fiera resistenza alle sue regole, ma anche una storia ricca di tradizione che affascina i contemporanei e ci permette di capire quante cose meravigliose nascondano le nostre terre. Un piccolo scrigno di arte, storia ma anche spiritualità lo possiamo scorgere nella Basilica di Sant’Erasmo e le sue forme attuali non sono altro che il risultato di secoli di storia, di rimaneggiamenti architettonici e di cambi di culto.
La chiesa è stata costruita in epoca medievale, come lascia intuire il suo stile tipicamente romanico, su un più antico Monastero Benedettino che a sua volta sembrerebbe sia stato edificato sopra ad un antichissimo tempio pagano dedicato al dio Apollo. Il dio Apollo era una divinità molto importante nel pantheon romano, il dio della guarigione, della luce ed era noto per la sua bellezza e perfezione. Nel momento in cui la città di Veroli iniziò a cristianizzarsi, il tempio cadde in disuso e, forse, alcuni elementi architettonici vennero riutilizzati per la costruzione di altri edifici, come era usanza in tempi remoti quando le possibilità erano limitate e si preferiva il riuso allo spreco. Fatto sta che colui che è considerato il padre del monachesimo, San Benedetto, passando per la città di Veroli, fondò nel 529 un monastero finanziato da un cittadino di Veroli, Valentiniano, che divenne poi abate del Monastero di San Pancrazio.
San Benedetto da Norcia è il fondatore dell’Ordine Benedettino e del celebre Monastero di Montecassino, da cui iniziò l’evangelizzazione del territorio. La Regola benedettina si basava sul detto “Ora et Labora” e venne scritta probabilmente nel 530, cambiando in modo definitivo la vita del monachesimo. La Regola è composta da settantatré capitoli che dettano linee guida per il devoto che intenda divenire monaco, toccando vari argomenti come l’amore per il silenzio, la spiritualità, l’umiltà, l’obbedienza, la moderazione e la vita comunitaria. Un celebre storico belga del Novecento, Léo Moulin, riteneva che “i benedettini sono i padri della civiltà europea”. Potrà quasi sembrare un’affermazione esagerata nella nostra contemporaneità fatta di penne usa e getta, tastiere del PC e informazioni che scorrono rapidamente online, ma di fatto è così: i benedettini hanno contribuito in maniera significativa alla cultura europea attraverso lo scriptorium, ovvero il lavoro di copiatura dei monaci, che ha permesso la trascrizione di codici e la conservazione di molte opere fondamentali per la nostra cultura. Forse oggi questo ruolo è un po’ oscurato e il suo vero significato si è perso, ma senza il loro lavoro molte informazioni sarebbero andate perdute per sempre.
Tornando alla Basilica di Sant’Erasmo, che sorge a pochi metri da Porta Romana, venne fondata probabilmente sull’antico oratorio del monastero nel XII secolo, quando i monaci lasciarono il monastero e vi si installarono i canonici classici. Il portico della facciata è da collocare nel periodo tra il 1104 e il 1127; la facciata, così come appare oggi, è il risultato di rimaneggiamenti operati da architetti moderni. La Basilica è nota per l’episodio del cosiddetto Miracolo Eucaristico di Veroli: nel 1570, durante il giorno di Pasqua e durante l’Adorazione Eucaristica, esposta in una teca d’argento in un calice e celata da una copertura in seta, sarebbe apparsa una stella, poi Gesù Bambino ed infine Gesù sulla croce.
Nel 2001 il Pontefice Giovanni Paolo II, in visita a Frosinone, volle celebrare messa con il calice sacro, conservato come reliquia assieme alla patena che lo copriva. Su una delle facciate laterali della Basilica si trovano tre simboli, comunemente noti come Nodi dell’Apocalisse. Si ritiene che fossero simboli atti a proteggere dal male; benché si trovino anche in altre chiese medievali, quelli di Veroli sono particolari nella loro forma, poiché presentano un doppio anello. La figura va a formare una sorta di petali che rappresentano il Fuoco, l’Acqua, l’Aria e la Terra, i quattro elementi che assieme generano armonia. Tuttavia, è possibile che questi simboli rappresentino anche i quattro Evangelisti: Marco, Matteo, Luca e Giovanni. Infine, nell’atrio della Basilica si trova un affresco realizzato in trompe-l’œil raffigurante la Vergine Maria che schiaccia un serpente, un’iconografia tradizionale che rappresenta la Madonna come Colei che vince il male. La particolarità dell’affresco risiede nella mezzaluna posta sotto la scena: la mezzaluna era il simbolo della dea Iside. Questo dettaglio rivela un interessante connubio di iconografie, che lascia trasparire il sincretismo tra il prima e il dopo, tra le credenze attuali e quelle antiche, tra noi e il nostro passato.