Veroli, il libro sulla Pantasema riscuote successo

[one_third]Pantasema 2libro panta 014libro panta 017libro panta 037libro panta 013libro panta 005[/one_third] Cinquant’anni della Pantasema racchiusi in un’opera. La presentazione del libro si è svolta con grande e viva partecipazione di pubblico nella biblioteca comunale di piazza G. Trulli. “Pantasema 50 anni di storia”, racconta per la prima volta la storia del fantoccio di carta attraverso le fotografie di mezzo secolo di tradizione. “Ringrazio l’amministrazione comunale, l’amministrazione provinciale, la Pro loco di Veroli, il Maggio dei Libri, i relatori, il moderatore e tutti i presenti alla manifestazione – ha dichiarato Gianmatteo Fascina – Nei mesi scorsi abbiamo conquistato la Galleria della Catena, l’Aula Magna e oggi anche la biblioteca comunale grazie a voi. Il libro non vuole avere la presunzione di rilanciare la festa che negli ultimi anni sembra aver registrato un calo di entusiasmo da parte delle nuove generazioni, ma il fine di rafforzare la tradizione. Da partecipante ho degli ottimi ricordi della Pantasema. Oggi è una festa studentesca ma all’origine è stata qualcosa di più impegnativo nell’organizzazione dei suoi fautori. A quell’epoca i ragazzi lanciavano messaggi alle istituzioni e non molotov. Quello realizzato è un libro che raccoglie centinaia di foto e non è stato facile recuperarle. Ringrazio, quindi, la famiglia Caperna che ha messo a disposizione l’archivio del cavalier Mario e quanti hanno ritrovato nei cassetti di casa le fotografie della manifestazione. L’opera è anche un omaggio anche a Francis Cox nella scelta della copertina creata da Paolo Gaetani e ai caduti della prima guerra mondiale”. La prefazione è stata curata dal professor Luigi Ricciardi che è stato uno dei fondatori della manifestazione studentesca. “Quando le cose vanno bene – ha esordito Ricciardi – sono tanti a cercarne la paternità. Non sono stato il solo fautore del fantoccio di carta, eravamo in molti a lavorare alla Pantasema e la fortuna ha voluto che abbia superato i 50 anni. Tanti anche i ricordi vissuti in quel tempo quando riuscivamo a realizzare il fantoccio perché sapevamo arrangiarci, la questua era al base della necessaria materia per costruirlo, Bruno Rossilli il macellaio ci metteva da parte la carte, Marcello il giornalaio dopo la prima per una anno ci hanno messo da parte lo spago”. Tanti gli aneddoti raccontati dal professor Ricciardi. “Invito a farne una seconda edizione perché un libro è sempre un punto di partenza e mai di arrivo. In quel contesto del 68 non è nata la Pantasema, in quel contesto sono nati gli amori, le amicizie e cresciuti e andati a diventare professori, architetti, ingegneri persone oneste che io ancora stimo profondamente”. Ottimo moderatore Andrea Todini, figlio di Giuseppe Todini, che ha sempre sostenuto energicamente la manifestazione. Interessante anche l’intervento di Danilo Struglia che ha illustrato la Pantasema in chiave antropologica. Paolo Gaetani ha invece realizzato la copertina del libro mentre l’impaginazione è di Debora Zeppieri. “Quando mi chiesero di pensare la copertina – ha riferito Gaetani – buttai giù delle idee pensando che dovesse avere immagini colorate, caotiche come la festa della Pantasema. Mi sono ispirato a Cox pittore che ha soggiornato a Veroli e alcuni dei quadri erano proprio sul tema della festa goliardica studentesca. Uno in particolare mi ha colpito, ‘Costume e fantoccio’. Non ho fatto altro che tagliare il quadro, ridimensionarlo sovrapponendo in ultimo una fascia blu in dissolvenza dove inserire il titolo del libro. In quarta di copertina ho ridisegnato la lumaca, l’immagine che da 30 anni accompagna la Pantasema. La mia è una lumaca che trascina il numero 5 e nel guscio c’è lo 0, ad indicare la 50esima edizione”. Era presente anche il sindaco, Simone Cretaro che nel suo intervento ha ringraziato GF Editore dell’iniziativa promossa e sottolineato come per i prossimi anni il vero sforzo sarà quello di recuperare questo patrimonio che rischia di andare perso. “Bisogna – ha detto il sindaco Cretaro – conservare questo patrimonio attraverso i fondatori che hanno trasmesso un’anima alla Pantasema e i giovani”.

Foto: Gian Luca Franconetti