Veroli, donna d’altri tempi arrestano il marito e la moglie scende in piazza

di Alfredo Gabriele 

Donne di Veroli che meritarono di passare alla storia. La città di Veroli può vantare di aver dato i natali a qualche donna coraggiosa vissuta anche nell’antica Roma. Ma di costei non si vuole qui parlare, perché la città ernica l’ha già raffigurata nell’Aula consiliare e  le ha dedicata un strada.

Voglio invece riportare all’attenzione dei suoi concittadini la figura di un’altra vissuta nel secolo XVII, della quale nessuno ha finora mai parlato, della quale però era rimasta una traccia in un verbale redatto con atto notarile tuttora leggibile, anche se con difficoltà per la grafia dell’epoca. Correva l’anno 1654. 

Il Baricello era allora il comandante dei gendarmi ed aveva le chiavi della Prigione nella quale lui stesso doveva essere rinchiuso per un reato da accertare. Cercò di evitare la carcerazione dicendo che non aveva con sé le chiavi e per questo mandò qualcuno a chiederle alla moglie: nemmeno costei consegnò le chiavi.

Il Governatore corse al rimedio trasferendo il Baricello, arrestato nel Carcere vescovile in emergenza. Fu a questo punto che la moglie uscì in piazza urlando ed insultando il Governatore, cioè la massima autorità in quel tempo. Una donna verolana d’altri tempi, ma che non accettava di consegnare le chiavi del carcere e permettere di far imprigionare il marito che proprio di quella prigione era il fedele custode.

A questa vicenda si potrebbe aggiungere che in tempi posteriori, negli anni della Rivoluzione Francese in Veroli fu innalzato l’Alberò della Libertà in piazza. Questa volta fu una donna a finire in carcere per aver pronunciato improperi a quel simbolo della Rivoluzione. Le autorità di Polizia attesero che il marito si presentasse per qualche interrogatorio a difesa, volendo forse liberarla dalla prigione. L’attesa fu vana, perché il marito, medico condotto proveniente da altra località, preferì lasciare in carcere la moglie e restare lui in libertà… finalmente!