Veroli, da Don Dante a Don Andrea

Era il 3 febbraio 2001 e Don Dante, in occasione della ricorrenza di San Biagio, salutava nella concattedrale di Sant’Andrea la comunità verolana che per circa venti anni lo aveva visto parroco della città. Dopo tre lustri un altro strangolagallese, Don Andrea, alla guida di Veroli.
Corsi e ricorsi storici per dirla con Giambattista Vico, il quale sosteneva che alcuni accadimenti si ripetono a distanza di tempo non per caso ma in base a un preciso disegno della divina provvidenza. La stessa divina provvidenza cara ad Alessandro Manzoni che la descriveva come l’ordine secondo cui nella storia umana, in generale e nelle singole vicende individuali, si manifesta la volontà divina. Senza dimenticare Jean-Pierre de Caussade; per il pensatore francese infatti la divina provvidenza inonda l’universo, penetra tutte le creature e le sommerge. E’ chiaro quindi il disegno divino, Don Andrea dopo Don Dante. Quest’ultimo entrato nel cuore della gente. Un prete che non ha badato all’apparenza ma alla sostanza. Uno prete che sempre prima gli altri, i disagi, i problemi, le sofferenze degli altri. Uno che si è preoccupato di assegnare un tetto a molti, extracomunitari compresi, e non del tetto della canonica sotto cui abitava. Un prete che ha aggregato una marea di giovani: oratorio, campeggio, pranzi domenicali in episcopio, comunione e confessione, assistenza ai malati, calcio dai monaci cistercensi e calcetto in piazza Palestrina. Ha lasciato talmente il segno tra i ragazzi che l’orto del vescovo, chiamato cosi per secoli, è diventato il campetto di Don Dante. Ha evitato che tanti si perdessero e ha raccolto molti per strada con il pulmino preso in prestito dalle suore di Santa Francesca. Senza distinzioni di censo ha voluto che tutti entrassero nella casa di Dio. Sicuramente il nuovo parroco Don Andrea farà quanto lui e anche meglio di lui perché è suo compaesano, perché domenica scorsa ha subito ricordato il compianto Angelo Cella, vescovo della diocesi (all’epoca Don Dante sacerdote e Don Andrea chierichetto) e soprattutto perché c’è un preciso disegno divino. Don Andrea dopo Don Dante.