Veroli, chirurgo amputa una gamba e la appende al balcone dell’ospedale
di Alfredo Gabriele
Anche gli artigiani di Veroli spesso lavoravano per l’ospedale. Nella metà dell’800 in Veroli si praticavano le amputazioni per varie ragioni urgenti e senza anestesia. Però i pazienti non venivano dimessi così con l’arto
mancante. Nella circostanza il registro delle spese riporta l’annotazione “Per la costruzione della gamba di legno al paziente XY che gli era stata amputata, pagato al falegname etc”. Arrivati al secondo dopoguerra del 900 incontriamo a Veroli un chirurgo venuto da Napoli, il quale amputava anche lui le gambe o appendici minori
(dita). Per vantare i grandi interventi usava appendere l’arto tagliato sul balcone antistante l’ingresso per farlo ammirare dal pubblico in transito. Qualche verolano ancora in vita può testimoniare un simile evento! Il detto chirurgo aveva il vizio di pretendere per simili interventi, anche minori, pagamenti “in nero” ed una volta
sentì un simile commento: “Professò me si levato no dito mò te tenga pure pagà?”