Trump fa il pieno in Iowa, The Donald verso la nomination

Nikki Haley ha vinto un caucus dell’Iowa: quello degli elettori repubblicani che considerano legittimo il risultato delle presidenziali del 2020. Sfortunatamente per la Haley, e per l’America, i due terzi degli elettori che hanno votato ieri sera in Iowa credono che, come sostiene Donald Trump contro tutte le evidenze, quel risultato è frutto di una frode e Biden è un presidente illegittimo. Più ancora delle dimensioni assai vaste del successo dell’ex presidente nella prima tappa delle primarie repubblicane, a rendere schiacciante la sua supremazia sull’elettorato di destra in questo Stato, conservatore ma anche raziocinante perché abituato ad essere il laboratorio politico che apre la stagione elettorale americana, sono gli umori radicali espressi dagli elettori: l’85 per cento dei votanti si è detto d’accordo con Trump quando accusa gli immigrati che arrivano dal Messico di avvelenare il sangue dell’America. La Haley ha ottenuto un risultato comunque migliore rispetto a quello che le veniva attribuito qualche mese fa, ma l’illusione di una rincorsa alimentata dai sondaggi degli ultimi giorni è stata congelata dalle temperature polari dell’Iowa: distacco abissale da Trump (19 contro 51 per cento) ma l’ex governatrice del South Carolina ha perso anche il confronto col governatore della Florida. Si può obiettare che i numeri sono poco significativi: hanno votato poco più di centomila elettori in uno Stato che ha 3,2 milioni di abitanti. E DeSantis ha superato la Haley per appena duemila voti. Una conferma dell’obsolescenza della formula troppo rigida dei caucus. Ma tanto è bastato a Ron, che temeva di uscire terzo dall’Iowa, per considerarsi il vincitore della serata: ora non si parla più di un suo ritiro, mentre a gettare la spugna è stato il quarto arrivato, Vivek Ramaswamy, subito passato dalla parte del vincitore. Tutta acqua per il mulino di Trump che, col 51 per cento contro il 21 di DeSantis ottiene la vittoria più squillante di tutta la storia dei caucus dell’Iowa dove il distacco tra primo e secondo non aveva mai superato i 13 punti percentuali. Tra una settimana in New Hampshire l’elettorato del New England sarà probabilmente più generoso con la Haley. Che, però, non può più sperare di restare l’unica sfidante di Trump: con DeSantis rivitalizzato, l’ex presidente può continuare a contare sulle divisioni del fronte che lo sfida. Insomma, la sensazione che ci portiamo via dall’Iowa del 2024 è quella di Trump e di un altro arci-conservatore, DeSantis, che hanno tolto ossigeno alla Haley dipingendola come progressista (cosa che non è) e globalista. Un Iowa molto diverso da quello del gennaio del 2008, quando questo Stato all’85 per cento bianco fu il primo a regalare a Barack Obama una vittoria su Hillary Clinton nelle primarie democratiche. Sembrano memorie di un’altra epoca. Ieri in un diner mi sono trovato come vicini di tavolo una coppia di settantenni: lui, di origine olandese, è un businessman trumpiano, convinto che solo l’ex presidente sappia come tenere a galla l’economia Usa (anche se l’America di Biden economicamente sta messa meglio di Europa, Cina e Giappone). Lei, venuta dalla Lituania, si dice timidamente democratica. Ma poi ti spiega che non voterà Biden perché «non ha fatto nulla di buono». E quando confessa di aver voltato due volte per Obama si affretta a giustificarsi: «Lui, comunque, è mezzo bianco». corriere.it