Trovata morta nella vasca da bagno, strangolata dal compagno

«Sì, ho uccisa io, Lidia! Era il 12 febbraio». Il compagno 28enne di Lidia Peschechera lo ha confessato nella notte ai carabinieri di Pavia che lo hanno fermato a in un ostello in via Doria, a Milano. La svolta sulla morte della cinquantenne attivista pavese è arrivata all’alba di giovedì mattina: il giovane, nel corso di una lite ha strangolato la donna, e poi ha steso il corpo nella vasca da bagno. Il cadavere di Lidia è stato ritrovato nel pomeriggio di mercoledì, nel suo appartamento di via Depretis, al pian terreno di una palazzina al civico 4 in zona Ticinello. 

Il datore di lavoro della donna, operaia in una azienda di Pieve Emanuele (MI), si era preoccupato per la sua assenza e aveva contattato l’ex marito che ha poi chiesto l’intervento dei carabinieri. Dopo averla uccisa, il compagno ha preso il cellulare di Lidia e ha inviato qualche sms alle colleghe e alle amiche per non destare sospetti. L’uomo ha raccontato ai carabinieri di aver vissuto in casa con il cadavere in bagno sino al 15 febbraio, giorno in cui ha lasciato Pavia per rifugiarsi a Milano. Stava con Lidia da qualche mese. 

Lei, gentile, attivista Lgbt, animalista convinta, e sempre al fianco dei più deboli, voleva aiutare quel ragazzo sbandato che aveva conosciuto lo scorso anno. Senza un tetto sulla testa, e con gravi problemi di alcolismo, lo aveva fatto entrare a casa sua, anche se da subito le liti e gli scatti violenti del compagno avevano complicato la loro relazione. Lidia aveva confidato alle amiche di aver avuto paura, ma sperava le cose si sistemassero, sino all’ultima tragica lite avvenuta venerdì scorso, quando il compagno le ha stretto le mani attorno al collo, togliendole il respiro per sempre. corriere.it