Trattenere la pipì fa male alla salute, ecco come evitare il rischio di infezioni
Capita a tutti di trattenere la pipì perché ci sono cose «più importanti da fare». Basti pensare ai bambini: se stanno giocando si dimenticano di andare in bagno anche per una intera giornata. Ma il problema può riguardare anche la cassiera del supermercato, un manager durante una importante riunione di lavoro, una famiglia che sta facendo un lungo viaggio in macchina. Rinviare il «pit stop» in bagno è un gesto innocuo, se si verifica raramente, ma può diventare un rischio per la salute nel momento in cui si trasforma in abitudine. «Un complesso sistema neurologico controlla la minzione – spiega alla Cnn Jason Kim, professore di Urologia alla Stony Brook University di Long Island, New York -. I reni producono l’urina, che poi viene convogliata nella vescica attraverso due tubi chiamati ureteri. La capacità normale della vescica è di circa 400-600 centimetri cubi. Quando la vescica è piena per metà, i recettori nervosi informano il cervello che è ora di fare pipì e il cervello dice alla vescica di trattenerla per un po’. Nel momento in cui la persona raggiunge la toilette, il cervello invia segnali che rilassano il muscolo sfintere uretrale e fanno contrarre i muscoli della vescica per urinare». «Siamo stati costruiti in questo modo perché se avessimo fatto pipì mentre camminavamo, per esempio lungo la strada, i predatori avrebbero sentito il nostro odore – aggiunge David Shusterman, urologo alla NY Urology di New York -. L’urina contiene un concentrato di tossine ed è per questo che il nostro corpo cerca di liberarsene». D’altro canto, fare pipì in luoghi diversi dalla toilette non è socialmente accettabile (tranne in casi di emergenza, come il lungo viaggio in macchina di cui sopra) ed ecco che trattenerla è un gesto abituale per molte persone. Quali sono i rischi? Prima di tutto si può contrarre un’infezione del tratto urinario. L’urina trattenuta infatti può creare un terreno fertile per i batteri.
Se non trattata, l’infezione può raggiungere i reni e provocare la pielonefrite, che nei casi più gravi dà luogo a un’infezione del flusso sanguigno o urosepsi, ovvero una sepsi di origine urinaria. Trattenere la pipì spesso può affaticare e indebolire i muscoli della vescica, che diventano incapaci di generare una forza sufficiente per svuotare l’organo. Si crea così un circolo vizioso: i residui di urina fanno aumentare il rischio di infezioni, danni ai reni, calcoli alla vescica. Inoltre ignorare costantemente i segnali corporei (come per esempio la necessità di andare in bagno) può far sì che questi diventino meno efficienti. In una persona sana, trattenere la pipì per un paio d’ore ogni tanto non provoca danni. Ma se si ignora regolarmente lo stimolo, si sottopongono la vescica e i reni a uno sforzo inutile. Ci sono poi dei soggetti per i quali ritardare la minzione può essere davvero pericoloso: per esempio gli anziani, che possono avere una ridotta capacità di urinare, per l’aumento della prostata (negli uomini) e il restringimento dell’uretra (nelle donne). Anche chi soffre di disturbi renali dovrebbe evitare di trattenere la pipì. Infine, le donne incinte dovrebbero andare in bagno non appena sentono lo stimolo, dato che sono più esposte al rischio di infezioni delle vie urinarie a causa dell’aumento del peso e della pressione dell’utero sulla vescica, che può bloccare lo svuotamento. C’è anche chi si sforza di trattenere la pipì perché sente molto spesso lo stimolo: questo è un problema da non sottovalutare perché potrebbe essere un segnale di sindrome della vescica iperattiva, diabete o infezione alle vie urinarie. Se capita, è bene rivolgersi a un urologo senza perdere tempo. corriere.it