Tracce di vita su Marte, il rover Perseverance ha trovato «molecole organiche» 

Il rover Perseverance della Nasa ha trovato sulla superficie di Marte rocce che contengono molecole organiche. Secondo gli esperti dell’agenzia spaziale americana queste molecole potrebbero essere «una possibile “firma” della vita». La scoperta permette agli scienziati di affermare che si tratta di «una sostanza o una struttura che potrebbe testimoniare l’esistenza di vita su Marte nel passato» ma è altresì vero che queste molecole «potrebbero anche essere state prodotte senza che ci sia stata vita». L’annuncio è arrivato da parte dei responsabili della missione nel corso di una conferenza stampa online. Uno dei compiti di Perseverance su Marte è legato all’astrobiologia: raccogliere campioni che possano contenere segni di vita microbica passata. I piani prevedono che questi campioni siano raccolti da future missioni Nasa, in collaborazione con l’Esa (l’agenzia spaziale europea), e portati sulla Terra per analisi approfondite. 
Il rover si sta concentrando su un antico delta fluviale del cratere Jezero, un’area da tempo considerata dagli scienziati come una delle più promettenti per trovare segni di antica vita microbica su Marte. Ha raccolto 4 campioni, portando il conteggio totale di campioni di roccia  scientificamente interessanti a 12. Le molecole organiche sono costituite da un’ampia varietà di composti costituiti principalmente da carbonio e di solito includono atomi di idrogeno e ossigeno. Possono anche contenere altri elementi, come azoto, fosforo, zolfo. Ci sono processi chimici che producono queste molecole che non richiedono vita, ma alcuni di questi composti sono i proprio i mattoni chimici della vita. Per questo la presenza di queste molecole specifiche è considerata una potenziale «biofirma» ovvero una sostanza o una struttura che potrebbe essere la prova della vita passata (ma potrebbe anche essere stata prodotta senza la presenza della vita).  Già nel 2013, il rover Curiosity della Nasa aveva trovato prove di materia organica in campioni di polvere di roccia, e lo stesso Perseverance aveva già rilevato sostanze organiche nel cratere Jezero, in cui sta tuttora operando. Tuttavia, gli ultimi campioni sono stati prelevati in un’area in cui, in un lontano passato, sedimenti e sali sono stati depositati in un lago in condizioni in cui la vita avrebbe potuto potenzialmente esistere: lo strumento Sherloc (Scanning Habitable Environments with Raman & Luminescence for Organics & Chemicals), che analizza i campioni prelevati, ha registrato sulla roccia chiamata “Wildcat Ridge” le rilevazioni organiche più abbondanti della missione fino ad oggi. «In un lontano passato, la sabbia, il fango e i sali che ora compongono il campione di Wildcat Ridge sono stati depositati in condizioni in cui la vita avrebbe potuto potenzialmente prosperare» ha detto Ken Farley, scienziato del progetto Perseverance al Caltech di Pasadena, in California.