Topo di fogna nel banco del supermercato, locale sotto sequestro e chiusura definitiva

«Era il classico topo di fogna, il rattus norvegicus… Li ha mai visti da vicino?» Fortunatamente no. «Sono voraci, golosissimi. Quello del filmato sgranocchiava di gusto, ma lei ha capito che pietanza era?» Veramente no, forse una frittata di patate. «Chi lo sa… Certo, faceva impressione. Una pantegana bella gonfia, satolla, di almeno cinque-sei etti…» Il giorno dopo l’ispezione e la relativa informativa in Procura, nel comando dei carabinieri del Nas di Roma c’è soddisfazione per aver chiuso rapidamente un caso che rischiava di andare fuori controllo. L’operazione che ha portato al sequestro del supermercato «Tigre» di viale Angelico, in effetti, è senza precedenti. Non perché i topi romani non abbiano mai frequentato negozi o locali, ma per il clamore suscitato dal video diffuso in Rete da un cliente. Il filmato di mezzo minuto è diventato immediatamente virale, ripreso anche dai media americani, e avrebbe potuto alimentare psicosi. Invece, nel giro di poche ore, i militari del Nucleo antisofisticazioni agli ordini del capitano Maurizio Santori sono riusciti a individuare l’esercizio di Prati incriminato. «La sera di mercoledì mi è arrivato sul telefonino il video tramite un Whatsapp – racconta uno degli investigatori impegnati sul fronte della salute – e la mattina dopo, alle 7, eravamo sul posto…».

L’ispezione del Nas si è conclusa con l’apposizione dei sigilli e il sequestro penale dell’esercizio, causato dalle gravi carenze igienico-sanitarie. Sono state trovate confezioni rosicchiate nel locale magazzino e numerose tracce di escrementi sia al piano interrato sia in quello frequentato dal pubblico, dietro il bancone del reparto gastronomia, indizio inequivocabile del percorso compiuto dal topo. E così, già nel pomeriggio, i gestori avevano deciso: un commesso è stato incaricato di staccare ogni insegna del supermercato «Tigre» dalle vetrine di viale Angelico e da oggi nel sito Internet usato per pubblicizzare l’attività è apparsa una scritta su fondo rosso: «Chiuso definitivamente». Il «rattus norvegicus» protagonista della scorpacciata in «mondovisione», insomma, non ha dato scampo.

Meno evidente l’altro aspetto della vicenda: per quale motivo il video è finito negli sconfinati spazi della Rete? Il titolare dell’attività ha lasciato intendere e poi negato di aver subito richieste di «riscatto» in cambio della distruzione delle immagini, non è chiaro se da persone terze o da parte di chi ha filmato la scena, forse lo stesso giovane di cui si sente la voce quando esclama «Mamma mia, andiamo via!» e pochi secondi dopo «Ecco cosa mangiamo nel panino a mezzogiorno!» Tra una mezza ammissione e una ritirata, probabilmente giustificata dal timore di altri guai, è circolata anche una cifra: la restituzione del video-ricatto basato sul topo in vetrina avrebbe avuto un prezzo di mille euro. Per ragioni non ancora emerse, però, il patto sarebbe saltato. Un rifiuto? Un’escalation delle pretese? Le indagini, di fatto già concluse sul fronte sanitario, proseguiranno in questa direzione, per tentare di risolvere il giallo del «revenge mouse» all’amatriciana, come è stato già ribattezzato negli States. corriere.it