Teatro alla Scala, Patti Smith a Milano

L’amore per Verdi è cominciato molto presto nella mia vita, quando avevo circa dieci anni. A scuola avevamo un’insegnante di musica molto sofisticata, innamorata dell’opera. Spesso ci faceva ascoltare brani tratti dai melodrammi più celebri: a nessuno dei miei compagni piacevano, per me invece fu una vera rivelazione. In particolare è stata un’opera di Verdi: Il Trovatore. Rimasi affascinata da un momento del IV att, Manrico e la madre Azucena abbracciati cantano “Ai nostri monti ritorneremo”, in inglese suonava “We’ll go back to our mountains!”. Fu il vero inizio di una passione, poi durata tutta la vita: ora ho decine di registrazioni, di Verdi, di Puccini e di altri compositori italiani. Ho sempre trovato straordinario il potere dell’opera italiana: da bambina mi conquistava senza bisogno di capire le parole o conoscerne i libretti. Ho poi imparato a conoscerla sempre meglio. Il 7 dicembre sarò alla Scala per Giovanna d’Arco, un’altra figura entrata nella mia vita quando ero bimba. Ero affascinata dalla semplicità e dall’umiltà di questa ragazza che racchiudeva in sé una fede incrollabile. Una forza visionaria. Proprio l’unione di semplicità e immenso coraggio era un modello per me: anch’io ero una semplice ragazza con uno spirito guerriero. la storia di Giovanna dimostrava che ci sono possibilità per tutti noi. Una ragazza disposta a morire per quello in cui crede, a farsi bruciare piuttosto che rinunciare a un ideale. Tornare alla Scala per me è sempre un’emozione, anche se ormai ci sono stata molte volte. Questo però sarà il mio secondo Sant’Ambrogio, dopo Tristan und Isolde, diretto da Barenboim, regista Chéreau. Lo spettacolo mi piacque tanto che quando lo ripresero tornai a Milano e Patrice mi portò nel backstage: mi rivelò un mondo meraviglioso. Anche per Giovanna d’Arco ho deciso di fare apposta il viaggio a Milano: la Scala è un’esperienza imperdibile”.
Patti Smith da Sette