Talenti italiani, Cristiana De Filippis fra i migliori 30 giovani matematici europei

Il Consorzio Almalaurea pubblica il consueto Focus sul gender gap dei laureati: le donne sono più numerose (ormai rappresentano il 60 per cento dei laureati), più brave (voto di laurea medio: 104 su 110 contro 102), più veloci degli uomini. Peccato che poi sul mercato del lavoro incontrino una serie di ostacoli che ne rallentano la corsa (quando non vengono buttate fuori del tutto): a cinque anni dalla laurea guadagnano in media duecento euro in meno al mese (1.600 euro contro 1.800), uno svantaggio retributivo che diventa drammatico nel caso delle madri lavoratrici. Cristiana De Filippis, 30 anni, conferma e smentisce insieme queste statistiche. E’ una delle più brillanti giovani menti matematiche del Continente – insieme ad altri 29 colleghi europei è stata appena scelta per entrare a far parte della neonata Young Academy della Società Matematica Europea. Curriculum di studi brillante: maturità scientifica a Matera nel 2011 (voto: 100 su 100 cum laude), laurea triennale a Torino nel 2014 e magistrale in Bicocca 2016 (110 e lode ). Solo che nel suo caso, la corsa dopo la laurea è andata avanti: Phd a Oxford nel 2020 che le ha guadagnato il titolo di matematica più citata al mondo nell’anno del suo dottorato, G-Research Prize in Gran Bretagna, premio Iapichino dell’Accademia nazionale dei Lincei ricevuto l’anno dopo dalle mani del Nobel Giorgio Parisi. E il bello è che le sue ricerche ha scelto di continuare a farle qui in Italia. «Dopo il Phd, mi sono arrivate molte offerte, dalla Germania, dagli Stati Uniti, dall’Australia. Ma la qualità della ricerca matematica in Italia è molto, molto alta. Per questo, prima sono tornata a Torino con un assegno di ricerca per lavorare con la professoressa Susanna Terracini, esperta di fama internazionale nel suo settore. E poi ho vinto un posto da ricercatore a Parma dove c’è un gruppo di colleghi di livello altissimo». A partire da Giuseppe Mingione, che da nove anni rientra nella classifica dei matematici più citati al mondo. «Il problema dell’Italia non è certo la qualità della ricerca, ma la scarsità di finanziamenti. Gli stipendi da noi non sono competitivi: per questo esportiamo cervelli – il che è tutto sommato normale: succede anche in Germania – ma fatichiamo ad attrarne da fuori. Pensi che, pur di venire da noi a Parma, ci sono visitatori disposti a pagarsi le spese di vitto e alloggio di tasca propria». Ma facciamo un passo indietro… Come ha scoperto Cristiana De Filippis il suo amore per la matematica? «Già alle elementari mi piaceva. Alle medie poi mi sono accorta che i problemi di geometria mi venivano facili. Per questo ho scelto lo scientifico, dove al triennio ho avuto la fortuna di trovare una professoressa molto brava che sapeva spronarmi a fare sempre meglio». Eppure da noi, ancora resiste un processo di autoesclusione dalle discipline scientifiche da parte delle ragazze. Il rapporto Almalaurea dice che nei corsi di laurea Stem (Science, Technology, Engineering, Mathematics) le donne sono solo 4 su dieci: poche ma buone però, visto che anche nelle cosidette scienze dure vanno più veloci e prendono voti più alti dei colleghi maschi. «Per la mia esperienza, fino alla laurea si correva più o meno alla pari. I problemi arrivano subito dopo, al momento del dottorato. E’ lì che la percentuale delle donne crolla: scegliere di fare ricerca significa sposare la precarietà. Devi essere disposto ad andare all’estero, a spostarti da un posto a un altro: non è l’ideale per chi vuole prospettive certe per poter mettere su casa e famiglia». Per lei, invece, non è stato un problema? «Io credo che molto dipenda dall’educazione che si è ricevuta. Nella mia famiglia, le donne hanno sempre lavorato: lavora mia madre, lavorava mia nonna. Ma in molti posti dell’entroterra lucano le bimbe ancora oggi crescono con l’idea che il loro posto sia a casa con i figli». Al di là delle differenze di genere, a pesare nella scelta dei corsi di laurea c’è anche un problema di preparazione di base se, stando ai risultati Invalsi, un maturando su due (con punte del 70 per cento al Sud) è insufficiente in matematica. «Non sono un’esperta di didattica della matematica, ma io credo che una parte del problema dipenda dal fatto che molto raramente gli insegnanti di matematica sono laureati in matematica. E poi, forse, al liceo si fanno troppi calcoli, gli studenti sono sommersi da un nugolo di conti, mentre poi all’università la matematica cambia completamente volto, diventa ragionamento astratto. Il fatto è che la matematica non puoi impararla a memoria: la devi capire. Ci vuole rigore, dedizione». Lei quante ore lavora al giorno? «Non glielo saprei dire. Per me l’orario d’ufficio è solo quando ho lezione. Dopo di che il mio tempo diventa una questione privata. Se incomincio ad affrontare un problema, ci sto finché non l’ho risolto». Cristiana De Filippis «eletta» fra i migliori 30 giovani matematici europeiCristiana De Filippis è giovane, ma in matematica il tempo è tiranno: la medaglia Fields, l’equivalente del Nobel per questa disciplina, viene assegnata solo a chi ha meno di 40 anni. L’ultimo italiano ad averla vinta è stato Alessio Figalli nel 2018, che però dopo gli studi a Pisa, ha sempre lavorato all’estero. «Io credo che questa cosa della giovinezza dei matematici sia una fesseria, un retaggio del passato: soprattutto oggi che ci vuole tempo per acquisire tutte le informazioni dei vari settori, sempre più tecnici e specialistici. E comunque a guidarmi non sono tanto i sogni di riconoscimenti futuri, ma la speranza quotidiana di fare un buon lavoro: giorno dopo giorno». corriere.it