Strage di Bologna, ferita ancora aperta
[one_third][/one_third] Giungendo o solo transitando presso la stazione ferroviaria di Bologna centrale, il pensiero è inevitabilmente rivolto alle 10,25 del 2 Agosto 1980. Non si può restare impassibili osservando lo squarcio tra le mura della sala d’attesa, a ricordo della strage avvenuta trentacinque anni fa. La pagina di storia italiana più tragica dalla fine della seconda guerra mondiale. Barbaramente furono uccise ottantacinque persone e i feriti furono centinaia. La scelta della stazione di Bologna fu mirata. La città, dal punto di vista geografico e ferroviario, rappresenta tutt’oggi un nodo cruciale della penisola. Gli ideatori della strage sapevano che in Agosto, nella sala d’attesa della stazione di Bologna, si sarebbero raccolte centinaia di viaggiatori in partenza o di ritorno dalle vacanze estive. Così fu.
Lo scoppio investì anche il treno Ancona-Chiasso in sosta sul primo binario e il parcheggio dei taxi antistante l’edificio. L’intera città si mobilitò affinché i soccorsi fossero immediati e continui. All’indomani della strage nacque “Bologna soccorso” e nel 1990 in occasione dei mondiali di calcio nacque, sempre a Bologna, il primo nucleo 118. A dimostrazione della esemplare solidarietà dei bolognesi. La strage segnò loro come tutti gli italiani.
Soltanto nel 1995 la Corte di Cassazione ha condannato all’ergastolo quali esecutori dell’attentato, gli esponenti dei Nuclei armati rivoluzionari, Giuseppe Valerio Fioravanti e Francesca Mambro che si sono sempre dichiarati innocenti. Anche Francesco Cossiga, presidente del consiglio nel 1980, prima di morire ha dichiarato di considerare innocenti Fioravanti e Mambro e di sostenere invece la tesi che imputa ai palestinesi la strage, visto che le autorità italiane avevano arrestato in quei giorni il capo dell’Fplp in Italia, Abu Anzeh Saleh.
Una lapide, tuttora visibile nella sala d’attesa della stazione, riporta nomi e cognomi delle persone rimaste vittime dell’attentato e la frase “2 Agosto 1980 vittime del terrorismo fascista”. Un’altra lapide, posta fuori dalla sala e voluta dall’Unesco, invece recita la frase “Questo luogo, testimone della strage terroristica del 2 Agosto 1980, è stato inserito nel programma Unesco 2001-2010 – Patrimoni messaggeri di una cultura di pace e di non violenza – affinché il dolore non sia immobile nel ricordo ma viva testimonianza della volontà di costruire le difese della pace nella mente dei giovani”. Entrambe le lapidi commemorative ricordano le vittime innocenti e il massacro ma la prima aggiunge la matrice del terrorismo, appunto fascista. Negli anni ci sono stati diversi tentativi affinché la parola “fascista” venisse rimossa. Oggi è ancora li.
La giustizia italiana, nel 1995, ha condannato Valerio Fioravanti e Francesca Mambro. Le ottantacinque persone, brutalmente assassinate, oggi siano commemorate e rispettate a prescindere dagli autori della carneficina.
G. F.