Stadio Frosinone, unico italiano tra 27 realizzati in tutto il mondo

In occasione della Ten Year Challenge, la popolare sfida social che invita gli utenti a postare una foto di oggi e una di dieci anni fa, l’Istituto per il Credito Sportivo ha pubblicato un’immagine che ritrae lo stadio comunale “Benito Stirpe” insieme alla Dacia arena di Udine e allo Juventus Stadium di Torino. Come previsto dalle regole del gioco che ha già conquistato oltre tre milioni di persone, nel post è messa a confronto l’area del Casaleno come appariva nel 2009 e come appare oggi, con l’impianto di ultima generazione inaugurato il 28 settembre 2017, realizzato grazie alla partnership tra l’amministrazione Ottaviani e il gruppo di imprese a cui ha fatto capo il presidente della società giallazzurra, Maurizio Stirpe. La struttura del Casaleno era già stato inserita, unica rappresentante italiana, nel novero dei nuovi 27 stadi realizzati in tutto il mondo nel 2017 dal sito specializzato di progettisti internazionali StadiumDB.com.

“Il post pubblicato sulla pagina del’Istituto per il Credito Sportivo – ha dichiarato il sindaco di Frosinone, Nicola Ottaviani – conferma la validità e il successo di quel ‘modello Frosinone’ di cui tutte le testate nazionali parlarono in occasione dell’inaugurazione del nuovo stadio comunale. La nostra città possiede infatti il terzo impianto di ultima generazione in Italia, nato anche per costituire uno spazio di aggregazione e coesione sociale, oltre che simbolo stesso della ciociarità: la nostra terra, patria di quella famosa ‘tigna’ che permette di raggiungere anche i traguardi più ambiziosi, ha dimostrato così di essere all’avanguardia nella tecnologia e nelle infrastrutture. Tutto ciò è stato reso possibile grazie alla partnership tra Comune e privato, rappresentato dalla società del Frosinone calcio del patron Maurizio Stirpe. Quando il Comune di Frosinone, nel 2015, iniziò i lavori del nuovo stadio, con i propri fondi e con il proprio progetto, alcuni ci accusarono di essere dei folli e, addirittura, visionari. Quando, poi, abbiamo ceduto il testimone al privato per il completamento della struttura, realizzata in appena 24 mesi, allora siamo diventati una delle migliori espressioni del Made In Italy e, in generale, di quell’Italia che ancora adotta il motto del “si può fare”. Lo stesso motto che ha condotto alla realizzazione del ponte Bailey, ad esempio, o del nuovo Parco urbano del Matusa, o che ha permesso la riapertura di teatri storici come il Nestor oppure l’inaugurazione di una sede stabile per l’Accademia di Belle Arti a palazzo Tiravanti. Con il post pubblicato, nei giorni scorsi, dall’Ente istituito nel 1957, il nostro capoluogo è stato nuovamente proiettato sulla ribalta nazionale, in virtù delle importanti innovazioni impiantistiche e tecnologiche di cui è detentore”.