Spaghetti con farina di grilli in Italia, “Sapore simile alla nocciola”
Gli agnolotti di grillo ancora non ci sono ma poco ci manca. Perché nella cucina del Piemonte, tra tartufi, barolo e tajarin, ora spunta la prima pasta made in Torino a base di insetti. Tra qualche settimana, con buona pace di chi, come il ministro Matteo Salvini definisce «una follia» il consumo di insetti, arriveranno sul mercato i primi spaghetti torinesi a base di farina di grillo, un prodotto a chilometro zero realizzato da un’azienda di Scalenghe, Italian Cricket Farm: la prima ad aver chiesto l’autorizzazione per sfornare «novel food», ovvero farine di insetti per l’alimentazione umana. «Oggi processiamo un milione di grilli al giorno da cui ricaviamo farine per il cibo animale – dice Ivan Albano l’ad della società torinese – Con il via libera di Bruxelles al consumo umano di polveri di grilloinvestiremo in una nuova linea produttiva. Il settore sta esplodendo di richieste». Se qualcuno storce il naso, e non sono pochi, visto che Albano si dice assediato dagli haters e dai leoni da tastiera, nonché dagli scudi alzati dagli attori istituzionali della filiera agroalimentare e dalla politica, non si dovrebbe preoccupare troppo. La dicitura farina di grillo non sarà nascosta in qualche codicillo minuscolo nelle etichette delle confezioni di cracker, pasta, grissini e biscotti. Tutt’altro. «Il nostro brand sarà ben riconoscibile. Perché la nostra pasta costa 4 volte quella che troviamo nei supermercati. E la farina circa 30 euro al chilo. Il nostro, piaccia o no ai puristi, è un prodotto ecologico ad alta gamma per contenuto e purezza proteica, adatto alle diete degli sportivi, decisamente migliore rispetto alle farine tradizionali. Pertanto lo vogliamo comunicare e farlo pagare quanto davvero vale». All’occhio la pasta di cricket farm ha un colore più scuro, simile a quella integrale, il sapore si avvicina a mandorla e nocciola, ma dipende da quanta farina di grillo si mette nel piatto. «Nella dieta animale abbiamo raggiunto risultati straordinari: le galline producono uova più grandi, i suini crescono meglio. E consumiamo pochissima acqua per allevare i grilli, l’opposto di quanto avviene con i bovini», commenta Albano. Italian cricket Farm nata nel 2007 per iniziativa di aziende del territorio è stata la prima società italiana a chiedere l’autorizzazione per commercializzare polvere di grilli sul mercato alimentare umano. Tra 60 giorni probabilmente arriverà il via libera per vendere nei supermarket e nei ristoranti. E con il semaforo verde la pasta di grilli finirà sugli scaffali e nei menù. I fondi di investimento, attirati dal business che si può ricavare dal canto del grillo in cucina, si sono già affacciati con le grisaglie dei manager alle porte della cascina di Scalenghe per partecipare al grande affare dell’insetto nel piatto. Il mercato degli insetti commestibili nel piatto oggi vale quasi un miliardo di euro nel mondo. Secondo una ricerca di Dealroom pubblicata su Bloomberg, si tratterà di un business dirompente che supererà i 4,1 miliardi di dollari entro il 2025. Per molti osservatori questo è il cibo del futuro: si possono allevare in enormi quantità, l’impatto ambientale è minimo rispetto ad altri animali come bovini e maiali, il contenuto proteico è altissimo e non si usano antibiotici per farli crescere. «La richiesta oggi è superiore alla nostra offerta. Abbiamo stretto accordi con diverse multinazionali all’estero soprattutto per integratori destinati agli sportivi. In Italia usciremo con una pasta ad hoc». Secondo Albano e i suoi collaboratori, che oggi sono una decina, è arrivato il momento di abbattere «il muro di ignoranza» che è stato eretto sul consumo di grilli e larve. «Ogni sera facciamo aperitivo con gli insetti ma non lo sappiamo. Il colorante rosso dello spritz è fatto con derivati della cocciniglia.Nessuno lo sa, nessuno si sconvolge». Ivan Albano è un manager che si occupa di sviluppo di azienda. Quando è stato chiamato a Scalenghe anche lui aveva qualche perplessità, e piccole resistenze culturali. «Prima del mio arrivo a Scalenghe avevo messo in bocca giusto qualche moscerino andando in motocicletta. Ora consumo pasta di grillo non solo con piacere ma con l’idea di dare un contributo alla fame nel mondo e alla salute del pianeta». Buon appetito. corriere.it