Soldi e sesso per superare gli esami universitari, “Grave danno d’immagine”

Si sarebbe definito «la terra dell’Università di Bari», esprimendo in questo modo «la sua sensazione di onnipotenza». Ma anche, nei confronti di una ragazza che rifiutò di «fidanzarsi» con lui, «un Eurostar Roma-Bari diretto», ossia «un’occasione imperdibile per una studentessa di provincia». A metterlo nero su bianco è il Tribunale di Bari (presidente Ambrogio Marrone) nelle motivazioni con cui, lo scorso 6 febbraio, il professore di Diritto civile dell’Università di Bari, Fabrizio Volpe, è stato condannato a cinque anni di reclusione per induzione indebita (avrebbe chiesto a una studentessa mille euro per superare l’esame in Diritto civile e anche in altre materie), ed è stato anche riconosciuto responsabile di una tentata violenza sessuale, ora prescritta. I fatti risalgono al 2014, la presunta vittima – che denunciò il professore ma poi ritirò la propria costituzione a parte civile nel processo – è una studentessa del nord Barese, 23enne all’epoca dei fatti e iscritta alla facoltà di Giurisprudenza, nella quale insegna Volpe, ora sospeso. Nei suoi confronti, il pm Marco D’Agostino aveva chiesto la condanna a sei anni. Nelle 124 pagine di motivazioni i giudici hanno ricostruito passo dopo passo l’intera vicenda, non lesinando parole forti anche nei confronti della stessa studentessa. Perché se da un lato l’accordo tra docente e allieva «consisteva nella corresponsione da parte della ragazza della somma di denaro pattuita, alternativa alla prestazione sessuale inizialmente richiestale, in cambio dell’intermediazione del Volpe per il superamento di quattro esami universitari», dall’altro la ragazza «avrebbe assecondato la proposta per ottenere il vantaggio futuro del conseguimento della laurea senza l’impegno e la preparazione richiesti», e non «perché costretta con le spalle al muro». La studentessa, insomma, «si pone nella posizione di chi ha intuito il potere di cui era capace l’interlocutore e ha agito strumentalizzandolo a suo favore, mercanteggiando il numero di esami che avrebbe potuto svolgere ad un prezzo conveniente». Questo però non toglie, per i giudici, che Volpe avrebbe abusato «a lungo della propria funzione pubblica nei confronti della vittima», anche vantandosi «con terzi di tali condotte, come risulta dalle intercettazioni telefoniche, nelle quali egli si compiace del proprio potere nei confronti delle studentesse». E proprio per questo, dai suoi comportamenti, l’Università di Bari (unica parte civile costituita fino alla fine) avrebbe subito «un grave danno d’immagine». L’approccio sessuale che Volpe avrebbe tentato con questa studentessa, per i magistrati, non sarebbe l’unico. «Almeno in altra occasione», scrivono i giudici, Volpe «si era dimostrato disponibile ad aiutare una studentessa in altri esami se essa avesse accettato di essere la sua amante». Il rifiuto avrebbe indispettito Volpe al punto tale da definirsi, intercettato, «un Eurostar»: «Se si fidanzava con me, tra virgolette, la potevo aiutare anche in qualche altro esame, nel senso che comunque se diventava ufficialmente, tra virgolette, la mia amante sarei stato sensibile a qualche richiesta». Volpe, scrivono i giudici, avrebbe infine sottoposto a «sudditanza psicologica» non solo «gli studenti, ma anche gli assistenti di cattedra, le cui carriere professionali erano orientate dal volere dell’odierno imputato». corriere.it