Serena Mollicone, processo da rifare “Assoluzione Mottola motivazioni contraddittorie”

La sentenza di assoluzione in Appello degli imputati per l’omicidio di Serena Mollicone presenta in più punti «passaggi motivazionali talmente contraddittori tra loro da risultare incomprensibili». Lo scrive la Cassazione nelle motivazioni della sentenza con cui ha disposto un nuovo processo d’appello per l’ex comandante dei carabinieri della stazione di Arce Franco Mottola, della moglie Anna Maria e del figlio Marco, accusati di concorso nell’omicidio della 18enne. Secondo la Suprema Corte il giudice di secondo grado ha accolto senza nessuna valutazione propria la sentenza della corte d’Assise di Cassino, che pure evidenziava delle contraddizioni: «Pur richiamando questo passaggio della sentenza di primo grado, non conferma affatto la sussistenza di prove contrastanti rispetto a detta ricostruzione, affermando, anzi, in più punti che quest’ultima era del tutto plausibile; ciò nonostante, incomprensibilmente dichiara insufficienti gli indizi, senza spiegare se sia possibile una ricostruzione alternativa più convincente», scrive ancora la Cassazione. E ancora: «Se è vero che il giudice può pronunciare sentenza di condanna solo se l’imputato risulti colpevole al di là di ogni ragionevole dubbio, tuttavia è anche vero che lo stesso non può astenersi dal vagliare le eventuali incertezze manifestatesi per verificare se è possibile ricomporle in un quadro coerente e che solo se, all’esito di detta verifica, permangono dubbi, nel senso della possibilità di una spiegazione alternativa dei fatti, ha il dovere di assolvere l’imputato». Invece, «La Corte di assise di appello di Roma si limita ad elencare le incongruenze evidenziate senza svolgere il passaggio successivo appena menzionato». A questo punto spetta alla corte d’Appello fissare un nuovo processo, dove potrebbe essere riconsiderata la testimonianza del brigadiere Santino Tuzi (morto suicida dopo aver rivelato la presenza di Serena in caserma) e ammettere quella del suo collega Terzigni che per primo raccolse informalmente le sue parole senza però stilare un verbale. Uno dei passaggi chiave da cui si snoda la vicenda. corriere.it