Senzatetto e clochard con le tende davanti a San Pietro, protestano i residenti

Dalle pareti di nylon si sente un uomo che conversa al cellulare. La lingua è straniera, forse polacco, comunque slavo. E il tono è pacato, come se si stesse dialogando dentro una casa di cemento e mattoni, non in una tenda piazzata a due passi da San Pietro. La gente, tanta, passa in quello che resta del marciapiede in una via dei Corridori il cui ultimo tratto è avvolto da mesi nelle transenne del cantiere tirato su dal Comune per rifare il manto di sampietrini in tempo per il Giubileo. E in quel cunicolo di strada — dove il via vai è continuo, ma ancora di più nel giorno dell’Angelus — una ventina di senzatetto dormono, si lavano, scherzano e litigano, mangiano quello che portano loro da Sant’Egidio. Tutto intorno alla basilica più importante di Roma vive un’intera comunità ormai abituata a pulsare come un cuore: di giorno si contrae, le tende diminuiscono e le persone lasciano in un angolo tutte le loro cose per camminare nella città; e di notte si distende, le cupole di gore-tex si riaprono e la comunità si riprende lo spazio accampandosi ovunque, davanti alla basilica, sotto i loggiati in via della Conciliazione, come pure in piazza della Città Leonina. Si vedono canadesi e igloo, perfino la cuccia di un grosso cane che si affaccia per scrutare chi passa troppo vicino alla tenda del suo padrone. E poi stendini che a malapena si reggono in piedi tanto sono carichi di stracci. E cataste di trolley sotto teloni variopinti di plastica anti-pioggia, mentre i bagni pubblici in piazza della Città Leonina diventano essi stessi agorà, con sacchi a pelo e cartoni tutti intorno a segnare il posto dove si trascorrerà la notte fredda di gennaio. È così anche sotto i loggiati, dove c’è una parte della comunità dei senzatetto di San Pietro che combatte, e perde, con l’alcol, spesso proiettando in una litigata, che quasi sempre finisce con l’intervento delle forze dell’ordine, un disagio profondo e senza possibilità di riscatto. Fino a piazza San Pietro, dove qualcuno prova a entrare sotto il colonnato e qualcun altro riesce a trovare spazio — e la clemenza della polizia che sta a presidio giorno e notte — per piazzare la tenda proprio di fronte alla basilica, dove si può godere la vista più bella del mondo. Sono decine, forse centinaia di persone e di storie che convergono da tutto il mondo dove sanno di poter trovare ascolto e protezione. Ma i residenti di Borgo protestano, dicono che «non si può vivere con un accampamento sotto casa» e chiedono al Comune di «farsi carico di queste persone» togliendole dalla strada, come ha chiesto direttamente al sindaco la signora Linda Cipollone durante un sopralluogo di Gualtieri sul cantiere del Giubileo. «Signora, queste persone sono sotto la tutela di Papa Francesco», ha risposto il sindaco alzando le mani, subito sostenuto da monsignor Rino Fisichella: «La Chiesa deve occuparsi dei poveri». «Sì, ma a casa sua, queste strade non sono del Vaticano», la risposta spazientita. Perché in effetti un problema c’è. E infatti il Comune, richiamato dai residenti, ha provato più volte a convincere i senzatetto a trasferirsi nella tensostruttura messa sull’Ostiense. Nulla di fatto, però. corriere.it