“Senza voucher c’è lavoro in nero”, la posizione di Carlo Martufi

[one_third][/one_third] “Senza voucher c’è lavoro in nero”. Chiara la posizione di Carlo Martufi, vicepresidente della Fondazione Studi e presidente del Consiglio provinciale dell’Ordine dei Consulenti del lavoro di Frosinone. “Non deve esistere lavoro senza diritti e proprio per questo il lavoro retribuito a voucher, quando non abusato, è sicuramente meglio del lavoro a nero”.

Il Governo pensa di tornare al passato, adattando i voucher alle nuove realtà. Proprio il decreto dignità riapre la strada al loro reintegro, andando così a sostituire il libretto di famiglia e il contratto di prestazione occasionale introdotti dal governo Gentiloni. “I voucher – spiega Martufi – nati per sostenere il lavoro occasionale in agricoltura, sono diventati un validissimo strumento anche nel settore del turismo e in ambito familiare. Un’alternativa ai buoni lavoro oggi non esiste e cancellarli vuol dire acuire la piaga del lavoro nero. Un clamoroso errore è stato ampliarne l’utilizzo a tutti i settori economici, ecco perché serve porre un freno agli abusi”.
Secondo un’associazione degli agricoltori, con il ritorno dei voucher circa 50 mila posti di lavoro occasionale possono essere recuperati con trasparenza nelle attività stagionali in campagna. Uno degli obiettivi dei voucher lavoro era far emergere e regolarizzare le ‘prestazioni occasionali’, allora remunerate in nero.

“E’ a questo che si deve tornare – conclude Martufi – la lotta alla precarietà è un valore da perseguire e difendere, ma non può passare dall’eliminazione di tutto ciò che non è lavoro subordinato a tempo indeterminato. In piena stagione estiva, sarebbe il caso di reintrodurli nel settore turistico, come anche in vista della vendemmia nel settore agricolo. E cioè per tutti quei lavori che per il loro grado di saltuarietà e breve durata non possono essere ricondotti a contratti di lavoro veri e propri. In questo modo i lavoratori occasionali si vedono riconosciuti i contributi Inps e Inail compresi nel corrispettivo voucher. Non adottarli per motivi ideologici è un male per i lavoratori e per l’intero sistema, prima ancora che per le aziende”.