Scontri e cariche, “Delinquente chi mette le mani addosso ai poliziotti e ai carabinieri”

In platea i ragazzi che vogliono far carriera politica nella Lega. Lui, Matteo Salvini, dal palco domenica mattina ha dato fondo a tutti i comandamenti del partito. Il primo: “Noi leghisti siamo diversi, siamo gli unici indagati a prescindere. Avviso ai naviganti: se volete un futuro siete nella scuola sbagliata, andate alla scuola del partito democratico”. Anche il generale Roberto Vannacci, in pista per la candidatura con il Carroccio, secondo il vicepremier e leader della Lega era un indagato a prescindere: “Stavo facendo il contro alla rovescia per l’indagine su di lui”. Ma il tema del giorno sono quelle manganellate in piazza sui ragazzi che a Pisa manifestavano per Gaza. Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella li ha difesi, i ragazzi. Salvini elude la questione: “Le parole di Mattarella si leggono ma non si commentano”. Ma lui poi l’episodio della piazza lo commenta, deciso: “Chi mette le mani addosso a un poliziotto o a un carabiniere è un delinquente”, dice infatti Salvini che ha alle spalle un’esperienza da ministro dell’Interno. E infatti aggiunge: “Essere in polizia, nei carabinieri o nei vigili del fuoco significa fare un mestiere delicato, in cui tutti possono sbagliare. Quello che non accettavo da ministro dell’Interno non lo accetto da vicepremier, ossia che la polizia italiana sia fatta passare per corpo di torturatori”. Nella sala della lezione di politica c’è anche Pietro Ciucci, amministratore delegato della società stretto di Messina. Del resto era immancabile una digressione sul ponte. Anche qui: “Abbiamo battuto il record, è l’unica opera che viene messa sotto indagine ancora prima che siano iniziati i lavori”, commenta Salvini, istruendo a suo modo i ragazzi nel rapporto con i sindacati: “C’è un sindacato che si chiama Cgil guidato da Maurizio Landini: dice non a prescindere a tutte le opere utili, no tav, no tap, non poteva mancare no stretto. E questo anche se con i lavori dello stretto ci sono in ballo 120 mila posti di lavoro, 120 mila buste paga: lui ha paura di perdere le tessere di iscrizione”. Poi le elezioni in Sardegna e le primarie di Trump vinte in North Carolina, “l’ammucchiata” delle opposizione per le elezioni europee, la carrellata di Salvini si chiude con una domanda di un cronista che lo coglie sulla porta. Chiede di Viktor Orban, il premier ungherese, il paese dove Ilaria Salis è stata portata in catene in tribunale. “Non entro nel merito delle politiche interne degli altri Paesi”. corriere.it